lunedì 4 giugno 2012

Incipit: la donna che aspettava

"Una donna così intensamente destinata alla felicità (fosse anche una felicità puramente fisica, un banale benessere carnale) che sceglie, quasi con leggerezza, la solitudine, la fedeltà verso un assente, il rifiuto di amare..."
Ho scritto questa frase in quel particolare momento in cui la conoscenza dell'altro (di quella donna, di Vera) ci pare acquisita. Prima ci sono la curiosità, la divinazione, la sete di confessioni. La fame dell'altro, l'attrazione per i suoi sotterranei. Decifrato il segreto arrivano le parole, spesso pretenziose e categoriche, che dissezionano, stabiliscono, classificano. Tutto diventa comprensibile e rassicurante. Allora può cominciare la routine di una relazione o di una indifferenza. Il mistero dell'altro è addomesticato. Il suo corpo è ridotto a una meccanica carnale, più o meno desiderabile; il suo cuore a un inventario di reazioni prevedibili.
In realtà questa fase è una specie di assassinio, perché uccidiamo quella creatura infinita e inesauribile che abbiamo incontrato. Preferiamo aver a che fare con una costruzione verbale piuttosto che con un essere vivente...



Andreï Makine
La donna che aspettava

Einaudi 2006
traduzione di Anna Maria Ferrero



Nessun commento: