mercoledì 20 giugno 2012

Frammenti del tredicesimo mese



Lascerò i muri sgretolarsi, lascerò che i tombini scoppino sotto la furia del temporale. Ciò che si mormora me lo sento nelle pietre: tu non 
ci sei più. Eccoli che arrivano a cercare notizie che non ci sono, li vedo, piangono, ma come darti le mie lacrime io che non ho occhi ma solo finestre? 
Sussultano così gli umani perchè possono lasciare che il dolore li sovrasti e li anneghi, ma io, io che non ho voce come potrò gridare questo scandalo? 
Una folla che tiene lento il passo si avvia verso il luogo definitivo, un uomo rannuvolato la solca come un’onda di ferocia, cercando il proprio volto tra i mille 
tutti uguali persi nelle nuvole, io invidio l’uomo che ti disse: ti ho negli occhi anche quando sei lontana. Dove potrò tenerti se tutti i vetri si sono infranti e mai più ti rispecchieranno quando attraversi la strada? 


Elena Petrassi
Frammenti del tredicesimo mese
Atì editore 2007


Rileggo il penultimo capitolo del mio romanzo, quello che dà il titolo al libro. 
Il tredicesimo mese è quello della narrazione, è il tempo del racconto.
E' il tempo creato da chi scrive ed eternamente scorre nelle pagine. 
E la cosa sorprendente è che non è mai lo stesso, a ogni lettura cambia,
perché dopo ogni lettura è il lettore a essere cambiato.




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