sabato 5 giugno 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/454. La pioggia non sa e nemmeno il tempo conosce la grazia che avvolge il frutto ormai maturo

 

 

Usciamo dalla tana annusando l’aria, intorno il mondo sembra uguale, forse lo è. Ma siamo noi a non esserlo più. Emozioni che provengono da un tempo lontano ci assalgono, ci portano indietro, ma sappiamo che indietro è un luogo che continua a esistere solo nella nostra immaginazione. E allo stesso momento è l’unico tempo certo che possiamo raccontare, se c’è qualcosa da raccontare.

Anche nelle giornate più uggiose, come questa, ci sono sempre cose da raccontare, prima di tutto guardandosi intorno. Per strada incontro dei vicini che non vedevo da parecchio tempo, li conosco da trent’anni e su di lui sono visibili le tracce del tempo della pandemia. È invecchiato di colpo, i capelli gli si sono imbiancati e si è come rimpicciolito. Sua moglie ha retto meglio, ci salutiamo e mi viene in mente che lei l’ho vista un paio di mesi fa e mi ha raccontato che le piacerebbe fare un altro grande viaggio in moto verso Nord, prima che sia troppo tardi e che le forze e il desiderio vengano meno.

Ci sono esperienze che, per quanto siamo ferrati avendone letto in decine di libri e visto un mucchio di film, sono talmente forti nella vita di una persona che la teoria non basta. Credo che la prima grande esperienza sia entrare nell’adolescenza, quando scoppiano gli ormoni e ci si sente spaesati in un corpo che non riconosciamo più. Tutto muta e il desiderio e gli innamoramenti sono un pensiero costante, non solo perché siamo stati educati all’amore. È un mandato biologico cui è impossibile sottrarsi. Credo che per le ragazze l’esperienza sia ancora più dura perché ogni mese dovranno fare i conti con il ciclo mestruale e con le possibili conseguenze della fertilità. A proposito, nella Cronaca 447 avevo raccontato della serie televisiva El Sultan, sulla storia di Solimano il Magnifico. Lo guardo ogni tanto su Youtube e ho scoperto un piccolo segreto dell’intelligenza degli algoritmi che governano il mondo. In questa serie TV gravidanze, parti e malori femminili si sprecano, così gli inserti promozionali che mi vengono proposti riguardano integratori, assorbenti e test di gravidanza. Se guardo qualche spezzone su FB, dove metto abbracci e cuoricini soprattutto ai gatti, la pubblicità è relativa a cibo per gatti, lettiere intelligenti, fontanelle, cucce morbidissime. I social presumono di conoscermi e chi sono io per smentirli?

L’altra esperienza fondativa nella vita di una donna è quella della maternità. Un quarto di secolo fa un’amica psicoanalista mi avevo raccontato che le sue pazienti che avevano deciso di diventare madri intorno ai quarant’anni, si erano poi pentite di averlo fatto in tre casi su quattro. L’esperienza speculare è quella della non maternità che è un destino per molte e una scelta per molte altre donne della mia generazione. Scegliere, fino a qualche decennio fa, non era un’opzione contemplata neanche in Occidente. E continua a non esserlo nella maggior parte del mondo. Essere spossessate da se stesse, piombare nella depressione post-partum, che è molto spesso legata agli ormoni impazziti a causa della gravidanza, è un’esperienza che devasta moltissime donne cui non è rimasto altro che essere madri. In quest’epoca di social e di condivisioni impudiche su qualunque aspetto della propria vita, i racconti delle esperienze si moltiplicano e la sofferenza che ne emerge è straziante.

Per quanto riguarda gli uomini, e non sto dicendo niente di nuovo o di straordinario, l’esperienza della paternità ha conseguenze psicologiche ed economiche, ma il loro corpo continua a essere sempre lo stesso.

E poi arriva l’ultima grande esperienza, che è un territorio inesplorato dove sono arrivati i baby boomer in massa. Sto parlando della vecchiaia e, di nuovo, per quanto possiamo esserci preparati leggendo e studiando, non siamo mai davvero pronti.

La divisione tra le generazioni è esplosa con la pandemia e l’invecchiare con grazia è un apprendimento quotidiano cui neanche la vecchiaia dei nonni e dei genitori ci ha preparato. Ma è un tempo della vita che ci dona una ricchezza inaspettata e ci aiuta a dare un senso a tutto quello che è venuto prima. Ma proprio, proprio tutto, a partire dalla relazione con se stessi, dall’amore, dalla famiglia, dal lavoro.

Ma è un tema talmente vasto che non voglio affrontare qui, ci tornerò, perché le riflessioni si accumulano e i nodi da dipanare sono sempre di più.

Adesso è scoppiato un temporale, uno di quei temporali estivi che un tempo scoppiavano solo nella seconda metà di agosto alle nostre latitudini e che da almeno quindici anni sono diventati una consuetudine che guasta il mese più bello dell’anno e ci ruba la luce, le belle serate estive lunghe fino a tardi, dove cenare fuori e passeggiare.

Ma io amo la pioggia, che è una ricchezza immaginativa e anche un’ossessione poetica, quindi saluto questa Cronaca 454 di sabato 5 giugno del secondo anno senza Carnevale, con una poesia e un piccolo rimpianto per la luce che non avrò stasera.

 

 

Le creature irrequiete che preferisco nel mondo

 

 

Crediamo che la pioggia

sappia solo cadere, ma è

un’illusione dovuta al fatto

che noi siamo convinti

di essere verticali. Bisogna

assumere la prospettiva

delle gocce e della terra,

dove la caduta è, a dire

il vero, una dura ascesa

perché la pioggia non conosce

la forza di gravità e crede

di essere forte e di avere

scelto questo movimento.

La pioggia non sa e anch’io

non voglio sapere, così

esco a camminare senza

ombrello e respiro il gelsomino

nella cortina d’acqua e penso

che potrei essere un gatto o

una nuvola, le creature irrequiete

che preferisco nel mondo. Insieme

ai poeti.

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