domenica 18 aprile 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/406. La grazia del sonno e il canto della notte

 


 

Imparare la notte non è semplice, è un impegno il cui esito non è scontato. Da bambini conosciamo la notte, abbiamo paura del buio, ma sappiamo abbandonarci al sonno come solo i gatti sanno fare allo stesso modo. La notte e il sogno coincidono, se arrivano gli incubi ci si risveglia di colpo, ma qualcuno si prenderà cura di noi e dei nostri incubi. Le minacce svaniscono con la luce, gli abbracci e le parole dolci confortano. Nei casi più seri occorre un bicchiere di latte tiepido e qualcuno che ci tenga abbracciati per farci riaddormentare.

Nel sonno ridiventiamo tutti vulnerabili come bambini, per questo ci rassicura sapere che qualcuno veglierà su di noi se ne avremo bisogno. Quando ero bambina e vivevo con i miei genitori, era mio padre ad accorrere in caso di incubi, aveva il sonno leggero e arrivava fulmineo a rassicurare. Ricordo i suoi interventi soprattutto perché sono stati rari, il sonno e i sogni erano un momento fondamentale della giornata, non tempo perso o non vissuto, ma tempo denso di significato che ravvivava la vita da svegli, come quando si passa una pennellata supplementare di olio su un dipinto già iniziato. Ricordo dormite fenomenali nell’infanzia e nell’adolescenza, anche dodici ore di fila, ma non ho ne ho nostalgia. Ogni età ha bisogno del suo sonno, così da adulta ho iniziato ad andare a letto sempre più tardi per poter leggere, scrivere e studiare, cosa che faccio ancora oggi. I piccoli riti per convocare il sonno sono sempre gli stessi: una tisana, le ultime chiacchiere con le persone che amo, un profumo gentile di lavanda sul cuscino, un libro che mi piace abbastanza ma non mi appassiona, così non sono costretta a restare sveglia per finirlo. La cura del sonno inizia così, anche quando mi occupo del sonno di altre creature. Penso ai gatti, che dormono anche di giorno con le zampine che gli proteggono gli occhi, che di notte vengono a dormire appollaiati sulla nostra spalla con il musino incollato alla nostra guancia. Dovrei aprire una grandissima digressione adesso, per parlare del sonno degli amanti e degli amati, ma è una dimensione sacra e anche segreta. Mi fermo quindi sulla soglia della camera da letto.

 

 

Quando dormi accanto a me

 

Il tuo sonno è la prima

stella che brilla sull’orizzonte,

una guida sicura per

continuare e non avere paura.

Attraversare la notte e scrivere

parole con la mano sinistra,

appartengono al dominio dei

sogni. Non si può eludere questo

brusco richiamo che ci stacca

dalla nostra veglia. Nostra e di

nessun altro, perché ciascuno

sta sveglio a modo suo e

ciascuno si lascia rapire dal

mondo dei sogni, quel mondo

dove spesso ho avuto la percezione

che quella fosse la vita vera e

l’altra solo una pallida imitazione.

Mentre dormi ti guardo

dormire, respiro il profumo

della tua tempia, sento

il sangue che circola lento, non

occorre l’affanno del mattino

per compiere il proprio dovere.

Dormi allora, amore mio, lascia

che l’Angelo scuota le ali e che

le piume siano soffici e che

il canto della notte sia dolce

quando dormi accanto a me.

 

 

Questa è la Cronaca 406 di domenica 18 aprile del secondo anno senza Carnevale, la sera ha lasciato il passo alla notte e io strofino fiori di lavanda tra le dita e sogno sogni mai sognati.


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