martedì 13 aprile 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/401. Riflessioni seduta alla scrivania, con tutto il mare intorno

 



Ogni giorno scrivo la mia Cronaca sul bordo della sera, colleziono i frammenti d’ombra, i lembi di cielo, le immagini dei passanti, le voci che presto saranno dimenticate. Chiedo molto al tempo, agli istanti in cui possiamo sminuzzarlo. Poi mi siedo in riva al mare ed erigo il fragile castello di parole che darà conto di questa giornata. Il senso sprofonda, come da un anno a questa parte, con le dure statistiche dei nuovi contagi e dei morti. Ogni giorno ci vengono proposti anche i numeri dei piani vaccinali e dell’efficacia dei vaccini. La mia sensazione è di essere su una barca a vela dei tempi antichi, dove le preghiere erano efficaci quanto la maestria dei marinai. D’altro canto non è assurdo questo navigare a vista, la pandemia è una di quelle esperienze dove siamo costretti a navigare a vista perché non abbiamo precedenti, protocolli e azioni efficaci e consolidate per continuare ad attraversare questo deserto, o questo guado, o questo mare con la sensazione che arriveremo, di certo arriveremo. Intanto preparo un tè, assaggio un pezzetto di zenzero candito, torno alla finestra a guardare le foglioline appena sbocciate. La bella giornata primaverile è il proscenio del mio tempo e delle mie riflessioni che vanno accumulandosi sui soliti taccuini prima che sullo schermo. Stavo per uscire nel pomeriggio, ma poi ho sentito fortissimo il richiamo della pagina bianca, così tornata alla scrivania e ho ricominciato a scrivere, una pagina nuova per il nuovo romanzo. Stare in compagnia dei propri personaggi è un’esperienza davvero bizzarra, ma una delle migliori esperienze della vita, molto simile a quella della compagnia dei personaggi di cui andiamo leggendo. È proprio vero che noi siamo storie, che le storie vengono dalla vita, dall’immaginazione e dai libri già scritti. Desiderio e intenzione si alleano sulla pagina e una nuova storia ne scaturisce, una storia già scritta e già letta, tutte le storie sono già state scritte, la novità è quella del nostro sguardo, interiore ed esteriore, e di come andremo a combinare le parole sulla carta. Per alcuni è un richiamo irresistibile raccontare storie e in questa routine quotidiana sta la felicità dell’esistenza, insieme alla gioia di sapere che avremo condiviso la nostra tessitura di parole con le amiche e gli amici che ci leggeranno. Sapendo che scrivere è lanciare sempre un messaggio in una bottiglia, che il mare è vasto e che la fortuna di essere letti è dovuta, in prima istanza, proprio al caso, che della fortuna è padre. Scrivere è sfidare il silenzio e credere che il nostro viaggio possa essere, in qualche modo, governato.

 

Si parte alla ricerca del nome nuovo

 

Né domani, né oggi è

il tempo della narrazione.

Bisogna fidarsi del tredicesimo

mese e lasciare che accada

ogni giorno di nuovo, che

la mente approdi su una spiaggia

nuova, che Circe e Nausicaa

siamo sempre innamorate

del loro Ulisse. Il mio è

salpato di nuovo, preferisco

andare o restare? Seguirò

la mia vela e il nome nuovo

che ho ancora non ho avuto.

 

 

Bene mi congedo ora che il sole non è ancora tramontato, ascolterò molte storie stasera, la navigazione continua, in fin dei conti è vero, è sempre vero che la vera mèta è il viaggio.

Questa è la Cronaca 401 di martedì 13 aprile del secondo anno senza Carnevale.

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