giovedì 12 novembre 2015

L'io lirico, sovrano e signore delle mie parole

(...) quando
 traduco
 un
 altro
 poeta,
 sono
 anche
 obbligato
 a
 dimenticare,
 o
 almeno
 a
 relativizzare,
 quella
 voce
 che
 credevo
 così
 mia,
 a
 farla
 per
 quanto
 possibile
 tacere,
 considerandola
 talvolta
 quasi
 nemica.
 Non
 io,
 il
 mio
 io
 lirico,
 che
 poco
 prima
 consideravo
 signore
 e
 sovrano 
delle 
mie
 parole, 
ma
 l’altro 
deve

parlare,
 quell'altro
 che
 ha
 una
 pronuncia
 e
 uno
 sguardo
 a
 me
 estranei.

Fabio Pusterla 
in Parola plurale
Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli
Luca Sossella editore 2005


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