(...) quando
traduco
un
altro
poeta,
sono
anche
obbligato
a
dimenticare,
o
almeno
a
relativizzare,
quella
voce
che
credevo
così
mia,
a
farla
per
quanto
possibile
tacere,
considerandola
talvolta
quasi
nemica.
Non
io,
il
mio
io
lirico,
che
poco
prima
consideravo
signore
e
sovrano
delle
mie
parole,
ma
l’altro
deve
parlare,
quell'altro
che
ha
una
pronuncia
e
uno
sguardo
a
me
estranei.
Fabio Pusterla
in Parola plurale
Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli
Luca Sossella editore 2005
1 mese fa
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