giovedì 26 marzo 2015

Certo che fa male quando i boccioli si schiudono. Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?

Certo che fa male quando i boccioli si schiudono.
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché dovrebbe tutta la nostra bruciante nostalgia
restare legata al pallido e amaro gelo?
Eppure il bocciolo fu involucro per tutto l’inverno.
Che cosa c’è di nuovo ora che intacca e preme?
Certo che fa male quando i boccioli si schiudono,
male a ciò che cresce
e a ciò che racchiude.

Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremanti d’inquietudine stanno sospese, pesanti
si aggrappano al ramoscello, si gonfiano, scivolano
- il peso le trascina giù, per quanto cerchino di aggrapparsi.
Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il baratro che attira e richiama
e tuttavia restare lì e solamente tremolare
- difficile voler restare e volere cadere.

Allora, quando il peggio è arrivato e più niente aiuta,
si schiudono esultando i boccioli dell’albero.
Allora, quando non c’è più il timore che trattiene,
le gocce sul ramoscello cadono scintillando,
dimenticano la vecchia paura del nuovo
dimenticano l’apprensione passata per il viaggio
sentono per un attimo la loro più grande sicurezza,
riposano in quella fiducia
che crea il mondo.

Karin Boye 

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