"Da dove viene?" - "E da quanti anni vive in Italia?" - "E' sposato? E quanti figli ha?" - "E perché è venuto proprio in Italia?".
Quando, finalmente, hanno chiamato il suo numero l'uomo e tutti quelli seduti intorno hanno tirato un sospiro di sollievo. I bambini intorno erano calmi e silenziosi, giocavano senza fare capricci e senza litigare.
In quella sospensione del tempo metropolitano è entrata una ragazza minuta, con occhiali enormi, una gonna pantalone larghissima, una borsa di cuoio a tracolla e un libro della collana bianca Einaudi in mano.
Ha iniziato a leggere con le labbra e poi via via ha alzato la voce e fermato ogni movimento intorno a sé.
Le parole di Qohélet o l'Ecclesiaste «Non si dà sotto il sole / La novità» hanno attraversato la stanza e rimbalzato sui muri e sono cadute ai nostri piedi con la velocità di una pietra e la grazia di una piuma. Rapida come era entrata la ragazza è uscita e si è mescolata ai passanti.
Ho sopportato il resto della coda rivivendo quella scena e guardando la ragazza da più angolazioni. Perché lo aveva fatto? C'era qualcuno nascosto a riprenderla con uno smartphone? Era un'attrice? Era un po' matta? Molto sola? O forse una poetessa? O una fanatica religiosa?
La scelta del libro doveva avere un significato preciso e ancora non so darmi una spiegazione plausibile.
Non avevo nessuna certezza ma solo molteplici ipotesi tutte plausibili.
Poi questa mattina, nella metro quasi vuota, c'era un uomo di mezza età che stava leggendo un libro della collana di saggistica Einaudi, quella bianca con il quadrato blu. Il libro era Della certezza di Wittgenstein.
I lettori in metropolitana mi sorprendono sempre anche se sono ormai una minoranza dei passeggeri. Ogni 7 persone appiccicate allo smartphone a chiacchierare ce ne sono altrettante che giocano e poi un paio di lettori di libri di carta e ogni tanto qualcuno che legge sul tablet. Il vero evento è vedere qualcuno dispiegare una copia di Repubblica o del Corriere della Sera.
Ma per fortuna accade ancora. Questo non è tempo di certezze ma di dubbi reiterati perché, come scriveva Wittgenstein «Il dubbio viene dopo la credenza».
In questo dicembre nebbioso e spoglio continuo a passare tra le dita i grani delle mie incertezze che incespicano nella sabbia del tempo che passa.
E.P.
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