Sul numero di Poesia, storica e imperdibile rivista edita da Crocetti, nel nuovo numero ora in edicola
è stata pubblicata la recensione che ho dedicato al'epistolario di Elizabeth Bishop e Robert Lowell Scrivere lettere è sempre pericoloso.
Eccone un assaggio:
"...una storia che ha intessuto una
vera e propria poetica della lontananza. Come se Orfeo avesse scritto a
Euridice per trent'anni e lei – qui sta la sorpresa – gli avesse risposto o
addirittura scritto per prima precedendolo nei luoghi della poesia. La poetica
della lontananza ha sue peculiarità, si nutre di distanza nel tempo e nello
spazio, di desiderio inappagato e soprattutto di nostalgia. Buona parte delle
lettere di Cal si chiude con una sola domanda, variamente articolata, che è
sempre la stessa: “quando verrai?”. E dopo gli incontri, non frequenti ma
intensi, una certezza si instilla nelle anime dei due poeti americani, che
questa amicizia è più forte di qualunque distanza, problema o altro amore e che
sopravviverà a ogni cosa.
“Le mie poesie sembreranno più
blu dell’Oceano Pacifico quando sarai qui”, scrive Cal nell’attesa dell’arrivo
di Elizabeth che vive, siamo nell’aprile del 1957, ormai stabilmente in Brasile
e dopo quell’incontro lei gli scrive “santo cielo! Che bello parlarti al
telefono, sembravi sempre lo stesso!”. Ma entrambi mutavano, nelle speranze e
nei progetti e anche le loro voci poetiche andavano consolidandosi. Sempre nel
1957, a dicembre, è Cal a riconoscere il debito che la sua poesia ha nei
confronti di quella della Bishop “il passo in avanti mi ha portato dove tu sei
sempre stata” e ancora “quando cominceremo a scrivere vere poesie? Io ho la netta sensazione di non averlo mai fatto. Una
sensazione che invece non ho con le tue”. Elizabeth è pronta a smontare, come
fa spesso, questa vena malinconica di Cal: “ Ma con «il passo in avanti mi ha
portato dove tu sei sempre stata» che diavolo intendi dire? Io non sono andata
proprio da nessuna parte, sai. Se non a quelle prime panchine dove sedersi e
riposare, sotto una pergola di lato, all’inizio del dedalo…”.
“Ti ho scritto molte lettere con
l’immaginazione” scrive la Bishop, e di immaginazione si è nutrita questa
relazione che li faceva muovere come le due lancette di un orologio da un capo
all’altro del mondo, sempre lontani e di rado così vicini da poter sentire
l’uno la voce dell’altra. "
Elena Petrassi
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