Ho dovuto convivere a lungo con me stessa, sia come scrittrice sia come donna. Non sarebbe stata un'esistenza molto diversa se fossi stata uno scrittore, un uomo. Qualunque sia il nostro sesso, noi scrittori, non importa come, dobbiamo fare una distinzione netta fra gli spazi da dedicare alla scrittura e quelli della vita — come posso definirla? — socio-biologica. Ha un effetto altisonante, questo termine, ma non posso optare per “vita emozionale” perché anche ciò che si crea nella vita dedicata alla scrittura implica emozioni forti.
La ripartizione del tempo e dell'impegno comporta un'autodisciplina ferrea. Un giornalista ha una scadenza da rispettare , mentre il poeta o il romanziere è padrone di se stesso (o di se stessa).
(...)
Ovviamente lo scrittore non sta ad aspettare la cosiddetta "ispirazione", come la chiama chi non è scrittore.
Alla fine arriva, certo, ma di solito non nelle ore destinate allo scrittoio, alla macchina da scrivere, al programma di video-scrittura ( o di qualunque strumento si tratti).
Quelle ore servono alla trasformazione di qualcosa che è già nato, idee che emergono nel corso di altre attività e di altre situazioni.
Ti svegli nel cuore della notte. In un bar o in una riunione ti estranei dal chiacchiericcio concentrandoti intensamente, irresistibilmente su altro.
Penso di avere iniziato a scrivere fin da bambina, quando, nei tragitti lunghi o brevi sul sedile posteriore dell'automobile dei miei genitori, in silenzio raccontavo a me stessa storie, dialoghi, impressioni.
Oggi rivivo spesso questo tipo di esperienza nei viaggi aerei di una certa durata; fra un qui e un lì, le necessità di interagire con gli altri, conduco una vita interiore, l'interiorità dell'immaginazione individuale.
Nadine Gordimer
1924-2014
frammenti dello scritto
Vivere con uno scrittore, che uscirà il 15 ottobre per Feltrinelli, nella raccolta
Tempi da raccontare
traduzione di Valeria Gattei
anticipato su Repubblica martedì 15 luglio 2014
2 settimane fa
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