Marc
Augé è uno dei maggiori pensatori
della contemporaneità. Il suo sguardo appuntito, che si nutre di filosofia, scienze sociali, letteratura, illumina gli
aspetti meno ovvi della realtà.
Etnologo di culture primitive, dagli anni ’90 applica in modo
originale gli strumenti della propria disciplina alla società occidentale, al nostro
presente, alla metropoli. Sua l’espressione “etnologo nel metrò” e sua la
fortunata definizione dei “non-luoghi”, i luoghi attuali della socialità(sale
d’attesa, stazioni, ipermercati…).
Si vuole introdurre nelle
scuole la “educazione sentimentale” pensando alla lotta contro bullismo e
violenza di genere. Ma basterebbe parlare di educazione al rispetto.
L’espressione “educazione sentimentale” mi sembra vaporosa. In fondo già la
letteratura a scuola dovrebbe educare i sentimenti, se ci sono insegnanti bravi
capaci di mettere in relazione i libri e la vita.
«L’educazione sentimentale secondo Flaubert è la lezione della vita
così come la concepisce: la fine delle illusioni amorose e
politiche, il disincantamento del mondo e delle
passioni. L’espressione mi sembra mal scelta per definire un progetto di
formazione volontaristico. Una lettura informata e critica dei grandi romanzi
del XIX secolo sarà al contrario una iniziativa ricca e promettente ma
richiederà molta sottigliezza; bisognerà far sentire ai giovani lettori
e alle giovani lettrici che le loro questioni e i loro problemi non sono
inediti».
(…)
Come Calvino ritiene che l’immaginario
creativo (legato all’arte, al mito) è oggi messo in crisi dalle troppe immagini
che ci invadono?
«È vero che l’immagine può apparire come
qualcosa che uccide l’immaginazione. È vero anche che ogni giorno siamo
alienati davanti alle immagini degli altri e di noi stessi».
(…)
Ma alla fine cosa educa i
sentimenti?
«Noi pensiamo di vivere in un mondo caratterizzato dalla
istantaneità e dall’ubiquità nel momento in cui tempo e spazio sono i due costituenti
della simbologia sociale necessaria appunto alla relazione con gli altri, la
quale è poi indispensabile alla affermazione dell’individuo. Questo aspetto
della crisi anima la riflessione artistico. I momenti di crisi sono talvolta portatori
di elementi che permettono di uscirne: crisi di coscienza, presa di coscienza.
Dunque: cosa educa i sentimenti? Due cose, tra loro connesse: la relazione con
gli altri e poi l'arte, la letteratura, la quale ritrae il momento di crisi, la
difficoltà di essere autentici o spontanei, ma ci indica sempre il modo di
uscirne, attraverso lo stile, attraverso una “forma”».
Frammenti
dell’intervista di Filippo La Porta a Marc Augé
Il Messaggero
martedì 29 luglio 2014
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