Nella mia esperienza la spinta a scrivere è sempre legata alla mancanza di qualcosa che si vorrebbe
conoscere e possedere, qualcosa che ci sfugge. E siccome conosco bene questo
tipo di spinta, mi sembra di poterla riconoscere anche nei grandi scrittori le
cui voci sembrano giungerci dalla cima d’una esperienza assoluta. Quello che
essi ci trasmettono è il senso dell’approccio all’esperienza, più che il senso
dell’esperienza raggiunta; il loro segreto è il saper conservare intatta la forza del desiderio.
In un certo senso,
credo che sempre scriviamo di qualcosa che non sappiamo: scriviamo per rendere
possibile al mondo non scritto di esprimersi attraverso di noi. Nel momento in
cui la mia attenzione si sposta dall’ordine regolare delle righe scritte e
segue la mobile complessità che nessuna frase può contenere o esaurire, mi
sento vicino a capire che dall’altro lato delle parole c’è qualcosa
che cerca d’uscire dal silenzio, di significare
attraverso il linguaggio, come battendo colpi su un muro di prigione”.
Italo
Calvino
Mondo scritto e mondo non scritto
Mondadori 1983
1 commento:
La cosa che più mi colpisce di quest'uomo è la sua cosciente umiltà.
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