Dal mio punto di vista la lingua è tutto. E' il modo di comunicare che hanno gli appartenenti a una nazione, è il terreno comune che adoperiamo per comprendere ciò di cui stiamo parlando. In altri momenti della nostra storia, quando l'italiano come lingua ufficiale non esisteva, la comprensione tra una regione e l'altra dell'Italia non era facile né ovvia. Pensa alla spedizione di Garibaldi, a tutte quelle persone provenienti da tante regioni diverse che non si capiscono tra loro, e che in due tre giorni di navigazione diventano un esercito. E' un miracolo che ancora oggi mi commuove, più della spedizione in sé. E' il miracolo compiuto dal comune ideale, dal comune obiettivo, dall'intesa che c'è fra queste persone.
Così vedo la lingua italiana: ciò che ci fa ragiungere degli scopi comuni. Ecco perché tengo sempre a dichiararmi uno scrittore italiano nato in Sicilia, e quando leggo scrittore siciliano mi arrabbio un poco, perché io sono uno scrittore italiano che fa uso di un dialetto che è compreso nella nazione italiana, un dialetto che ha arricchito la nostra lingua. Se l'albero è la lingua, i dialetti sono stati nel tempo la linfa di questo albero. Io ho scelto di ingrossare questa vena del mio albero della lingua italiana col dialetto, e penso che la perdita dei dialetti sia un danno anche per l'albero.
Andrea Camilleri
La lingua batte dove il dente duole
dialogo tra Andrea Camilleri e Tullio De Mauro
Editori Laterza 2013
2 settimane fa
1 commento:
L'italiano, tra l'altro, è una lingua sublime. Difficile, ma sublime.
Marina
Posta un commento