I testi sono una partitura che sfrutta le risorse della lingua, che sono non sette note, ma settantasettemila: il possesso di una lingua, di sue forme, regole e significati, ci consegna la chiave per potenzialità illimitate di espressione e, se abbiamo pazienza, di comprensione. Credo che chi scrive un romanzo debba affidare alla costruzione stessa del suo testo il suggerimento della lentezza o della affannosità del ritmo. Non ha didascalie, non può dire, qui con affanno, qui allegro andante. Lo scrittore deve affidarsi al solo tessuto del testo.
E questo in qualche modo si applica persino alla scrittura saggistica, fatte salve le logiche interne a una disciplina. Di certo una partitura sembra ravvisarsi nei grandi libri di storia, penso ai libri di Braudel, dove c'è tanta scrittura. Una partitura che non ha bisogno di essere suonata in prima persona, soluzione sempre più usata nella cattiva saggistica umanistica. C'è un'esondazione di io, si è scordato che la fluidità, il coinvolgimento del lettore si ottiene, per gran parte, col dominio dell'argomento di cui si scrive, una volta che si è fatto proprio il tessuto delle argomentazioni e delle contro-argomentazioni.
Tullio De Mauro
La lingua batte dove il dente duole
dialogo tra Andrea Camilleri e Tullio De Mauro
Editori Laterza 2013
2 settimane fa
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