Quanto è importante per lei
l’immaginazione?
“L’immaginazione
è una cosa che viene fuori sempre e comunque mentre scrivi, si materializza
ogni volta che cerchi di descrivere qualcosa. Anche se quel qualcosa è realmente
accaduto. Se vuoi raccontare una storia sei costretto a immaginarla, per
certi versi inventarla. Nabokov a un certo punto disse che scrivere Lolita
lo costringeva a inventare l’America. L’America era già stata inventata,
certo, e lui l’ha solo descritta, ma l’ha fatto in un modo che solo lui avrebbe
potuto fare. E scrivere è esattamente questo: inventare qualcosa che c’è
sempre stato, ma che non era mai stato raccontato in quel modo. Nabokov
l’ha fatto con l’America, Charles Dickens con Londra”.
Lei con Bad Behavior voleva inventare
New York?
“No, quando ho
scritto quei racconti non era alla città che pensavo, ma alle persone. Certe
persone in particolare, in momenti precisi delle loro vite. Anche se poi,
scrivendo, New York è venuta fuori comunque”.
Parte sempre dai personaggi
quando scrive una storia?
“Sì, per me
sono e restano la cosa più importante”.
E sa sempre dall’inizio se la storia
che sta per scrivere sarà un racconto o un romanzo?
“Sì, anche se
per Veronica c’è stato un momento in cui non ero più sicura di cosa fosse. Ma
è durato poco. Non sapevo se la storia avrebbe retto nel lungo periodo”.
E che cosa ha fatto?
“Continuando
a scrivere, ho capito che non poteva che essere un romanzo”.
frammenti dell'intervista a Mary Gaitskill di Tiziana Lo Porto
D di Repubblica 16 giugno 2012
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