Un’altra cosa che accomuna me e Vargas Llosa è la
riflessione sul rapporto tra scrittura che inventa (la fiction che finge, potremmo anche dire che “mente”) e l’impegno per
la verità, ineludibile nel nostro confronto col mondo e con la necessità di
mutarlo. Nella raccolta di saggi che ho citato (Sables y utopías), Vargas Llosa denuncia la
caduta dell’impegno nella letteratura contemporanea, dato che nell’epoca
attuale parrebbe che molti autori abbiano rinunciato a quello che una volta si
chiamava l’engagement. Egli dice
inoltre che in America Latina uno scrittore non è soltanto scrittore ma,
inevitabilmente, qualcosa d’altro. E aggiunge che talvolta si è lacerati tra i
propri demoni e i propri doveri verso la causa pubblica e che, in tal caso,
bisogna essere fedeli in primo luogo ai propri demoni. È questo, ritengo, un
problema fondamentale per la letteratura, spesso una vera contraddizione. C’è l’intellettuale
che si vota essenzialmente ed esplicitamente alla causa pubblica e c’è lo
scrittore che è essenzialmente preso dal combattimento con i propri demoni. Cosa
succede quando uno scrittore è entrambe le cose, come certamente è lui e come sono
anch’io? Quando cioè si sente che queste due facce sono le facce di una stessa
medaglia, una cosa sola e contemporaneamente due cose diverse, e soprattutto
quando ci si rende conto che dall’una nasce una scrittura molto diversa da
quella che nasce dall’altra?
Leggere La casa verde
o Conversazione nella “Catedral” o
tanti altri libri di Vargas Llosa è un’esperienza simile ma anche molto diversa
dal leggere Sables y utopías.
Lo stile, la lingua sono radicalmente diversi, perché in un caso si tratta di
un linguaggio che vuole esplicitamente definire, giudicare, difendere o
combattere, mentre nell’altro si tratta di un linguaggio che vuole
essenzialmente narrare, far vivere le contraddizioni piuttosto che risolverle o
giudicarle. In un caso non si può, nell’altro si può e talora si deve deformare
la realtà per capirne il senso e la verità più profonda.
Non credo, soprattutto per quel che riguarda lo stile, che
si tratti di una scelta deliberata, perché uno scrittore non sceglie bensì fa
quello che può ossia quello che deve; è la vicenda, l’oggetto che gli dettano
per così dire lo stile, l’incalzare paratattico delle chiare e nette
definizioni oppure la struttura ipotattica che cerca di afferrare
contemporaneamente la complessità contraddittoria delle cose.
Claudio Magris e Mario Vargas
Llosa
La letteratura è la mia vendetta
Mondadori 2012
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