giovedì 26 dicembre 2013

Poesia con natura morta e quadro di interni olandese

Le poesie di Seamus Heaney posseggono una straordinaria intimità con la terra e il mondo rurale irlandese. La stessa lingua inglese che lui usa è plasmata e pensata dal paesaggio, in una connessione tra il sé, la storia insanguinata dell' Ulster e la cultura classica che gli fa da guida. 
«Ho bisogno di qualcosa che susciti o risvegli un ricordo per l'ispirazione - confessa Heaney, ospite a Roma dell' American Academy - ma la mia scorta di immagini dell' infanzia si discosta molto dalla mia vita da adulto».
(...)
Pensa di essere cresciuto in una Arcadia?
 «Sì. Ho trascorso l' infanzia in un fattoria, durante gli anni Quaranta, in una parte del paese che si muoveva a ritmo lento. Il materiale delle mie poesie proviene dalla memoria di quel locus amoenus. Come conciliarlo col resto 
dell' esperienza è stato il mio rovello principale. Oggi posso dire che parte della mia poesia è un tipo di natura morta, o un quadro di interni olandese». 
(...)


In realtà è come se lei scrivesse da sempre della guerra, solo che è una guerra diversa. 
«Sì, lo so. È ciò di cui parla Milosz in The World, in cui le immagini idilliche e ironiche sono usate per andare contro ciò che sta accadendo altrove. Diceva che l' occupazione nazista di Varsavia, la distruzione del ghetto, la ribellione dei polacchi erano come un grido prolungato e la poesia non riusciva a gridare così. In un famoso verso si chiede: "Che cos' è la poesia che non salva i popoli né le persone?". Rispondo citando Brodsky: "L' unica cosa che l'arte ci insegna è che la condizione umana è privata". Ma ogni teoria, suppongo, è 
un' autobiografia».


frammenti dell'intervista di Sebastiano Triulzi a Seamus Heaney
Repubblica 23 maggio 2013

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