Su rami carichi di
neve
Da un ramo innevato
all’altro, di anni
Trascorsi senza che
alcun vento ne spaventasse le foglie,
Come un disseminarsi
della luce
A tratti, mentre
avanziamo in questo silenzio.
E questa polvere
ricade infinita,
Non sappiamo bene se
un mondo esiste
Ancora, o se
raccogliamo nelle nostre mani umide
Un cristallo di realtà
perfettamente puro.
Colori per il freddo
più denso, di porpora e di azzurro
Che chiamate più in
lontananza del frutto,
Siete forse il nostro
sogno più duraturo
Di quanto non lo siano
prescienza o via?
Anche il cielo ha
queste nuvole
La cui evidenza è
figlia della neve,
E se svoltiamo per la
strada bianca,
È la stessa luce e la
stessa pace.
Se non che, è vero, il
mondo ha solo immagini
Simili a fiori che bucano la neve
Di marzo, e poi si schiudono, rigogliosi,
Nel nostro sognare un giorno di festa.
Simili a fiori che bucano la neve
Di marzo, e poi si schiudono, rigogliosi,
Nel nostro sognare un giorno di festa.
E non appena ci
chiniamo là a raccogliere
Bracciate della loro gioia nella nostra vita,
Eccoli subito morire, non tanto nell'ombra
Del loro cuore appassito ma nei nostri cuori.
Bracciate della loro gioia nella nostra vita,
Eccoli subito morire, non tanto nell'ombra
Del loro cuore appassito ma nei nostri cuori.
Ardua è la bellezza,
quasi un enigma,
E sempre da rincominciare è l'apprendistato
Del suo vero senso sul pendio del prato in fiore
Coperto qui e là di chiazze di neve.
E sempre da rincominciare è l'apprendistato
Del suo vero senso sul pendio del prato in fiore
Coperto qui e là di chiazze di neve.
Yves Bonnefoy
Quel che fu senza luce. Inizio e fine della neve
Traduzione di
Davide Bracaglia
Einaudi 2001
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