La sua famiglia viveva a Drewsboro, in una villa elegante con pilastri ornamentali, verande e un portico. "Un autentico luogo sacro", come scrive lei, lontanissimo dal mondo e dalla mondanità. È un buon posto dal quale diventare uno scrittore?
"Il fatto che io sia nata in un posto isolato come la campagna irlandese mi ha messo in una prospettiva inedita. Non che fosse proprio un posto desolato, ma certo era poco conosciuto, un luogo vergine da raccontare. E i miei studi irregolari hanno contribuito a questa "originalità". Ai libri sono arrivata da sola, studiando in maniera frammentaria, avida. Forse se avessi ricevuto una formazione scolastica regolare sarebbe stato diverso. La natura, il paesaggio, il senso claustrofobico del mio mondo, tutte queste cose hanno contribuito a farmi diventare la scrittrice che sono. E la famiglia, certo".
(…)
Nella sua vita le case sono state molto importanti. Sembra
quasi che siano state usate per sostituire affettivamente il fallimento delle
famiglie, a partire da Drewsboro.
"Una volta il grande James Joyce ha detto una cosa meravigliosa. Lui e la sua famiglia, a causa delle difficoltà economiche, erano costretti a spostarsi spesso e a scappare dalle case di nottequando non riuscivano più a pagare l'affitto. Disse che le case sono dei"calamai infestati". Questa bella metafora per dire che ogni casa in cui aveva vissuto era anche la casa della sua mente, del suo immaginario e di conseguenza la casa delle storie della sua scrittura…”.
"Una volta il grande James Joyce ha detto una cosa meravigliosa. Lui e la sua famiglia, a causa delle difficoltà economiche, erano costretti a spostarsi spesso e a scappare dalle case di nottequando non riuscivano più a pagare l'affitto. Disse che le case sono dei"calamai infestati". Questa bella metafora per dire che ogni casa in cui aveva vissuto era anche la casa della sua mente, del suo immaginario e di conseguenza la casa delle storie della sua scrittura…”.
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Una vita pienissima, ma anche decine di romanzi,
saggi, sceneggiature, testi teatrali. Pirandello diceva: "La vita o la si
vive o la si scrive": niente di più sbagliato, quindi?
"Una volta García Márquez ha detto una cosa molto saggia: "Io ho una vita privata, una pubblica e una segreta". Quella segreta è la vita che dedichiamo alla scrittura, l'unica vita che vorrei vivere ora, se non avessi così tante cose da fare. Ed è segreta perché l'immaginazione è impalpabile, misteriosa. Non sai mai di cosa scriverai fino a che non scrivi… ".
"Una volta García Márquez ha detto una cosa molto saggia: "Io ho una vita privata, una pubblica e una segreta". Quella segreta è la vita che dedichiamo alla scrittura, l'unica vita che vorrei vivere ora, se non avessi così tante cose da fare. Ed è segreta perché l'immaginazione è impalpabile, misteriosa. Non sai mai di cosa scriverai fino a che non scrivi… ".
Edna
O’Brien
frammenti
dell’intervista con Elena Stancanelli
Repubblica
sabato 7 dicembre 2013
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