giovedì 7 maggio 2015

Un album di ritratti che è il ritratto di Gianna Manzini

Quando scopro o riscopro una scrittrice o uno scrittore che mi catturano divento ossessiva e non ho pace sino a quando non avrò letto la sua opera completa. Posso fermarmi, tornare indietro, appassionarmi e pentirmi, ma non cedo fino all'ultima parola. Poi è la volta delle biografie e autobiografie, dei diari, degli epistolari, dei profili critici. E tutto questo paesaggio di libri va poi a popolare un ripiano della libreria perché i libri di uno scrittore amato sono un mondo che deve essere contiguo e completo. Ora compiere questa operazione, che ha una sua logica e un suo intrinseco piacere, diventa sempre più difficile perché nel tempo gli scrittori e le scrittrici che mi accompagnano sono diventati via via più numerosi ma oggi ho la necessità di trovare spazio per un'autrice "totale" che mi sta incantando e che in passato ho un po' snobbato ma che ho deciso di riprendere in mano leggendo il profilo che le ha dedicato Grazia Livi nel bellissimo Le lettere del mio nome. Così ho iniziato a comprare vecchie edizioni - cosa c'è di più bello di una vecchia edizione? - dei libri di Gianna Manzini su Maremagnum, che è una libreria di librerie dove si trova l'introvabile, avendo una smodata passione per i libri di carta, soprattutto se stampati nel secolo scorso. Così ho iniziato a leggere il suo Album di ritratti che è un capolavoro ricchissimo, strabordante di riflessioni sulla scrittura e sul mestiere di scrivere e una galleria di ritratti degli scrittori e delle scrittrici amate che spesso furono anche suoi amici nella prima parte e di persone qualunque nella seconda e "parole povere" sulla "diciamo vocazione", "diciamo mestiere" della terza. Gli scrittori di cui uno scrittore scrive entrano a far parte della sua biografia, della sua opera e di quel canto e controcanto che rimanda da un'opera all'altra, di quel dialogo che varca il tempo e lo spazio e che è una delle esperienze più ricche che la vita ci offre. Così la Manzini sta ora con Virginia Woolf, Katherine Mansfield, Grazia Livi, Agota Kristof, Simone de Beauvoir, Marie Cardinal, e la Plath e la Sexton e Janet Frame e qui mi fermo per non rendere infinita la mia lista che è comunque desumibile dalle "etichette" di questo blog. Amo e ho bisogno di parole scontornate e pesanti come cose, di raccogliermi l'anima e di tenerla in fronte come la lampada dei minatori, per poter entrare nel cerchio di chiarità che la vita ci offre anche quando leggiamo e quando scriviamo. Così andrò avanti e, mano a mano che entrerò in questo libro della Manzini e delle sue parole, a copiarne frammenti per questo blog che è diventato come uno scrigno dei pirati, pieno di tesori che scelgo e getto nell'oceano come un messaggio in bottiglia, perché raggiungano altri lidi e altri lettori.

E.P.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

... bottiglia che trovo e raccolgo puntualmente. I messaggi che ci trovo sono il mio buongiorno - e quanti spunti, autori scoperti, percorsi di lettura che sono nati da qui.
Grazie.
Daniela

Camilla Miglio ha detto...

Posso dire lo stesso. Quando accendo il computer la mattina aspetto uno dei tuoi Frammenti, a volte per qualche giorno restano lì, chiusi, allora vuol dire che non sto bene, e quando mi distendo a leggerti vuol dire che è tornato il tempo del cuore in ascolto.