venerdì 8 maggio 2015

Senza nome, invisibile, silente

La terra del fuoco

Tu, che di notte vedi le nostre case
e le esili pareti delle nostre coscienze,
tu, che senti come ronzano
le macchine da cucire delle nostre conversazioni
- salvami, strappami dal sonno,
dall'amnesia.

Perché l'infanzia - oh, tesori della carta stagnola,
oh, fruscio del piombo, bello e nefasto,
rimane l'unica sorgente, l'unica nostalgia?
Perché l'età adulta, che sostituisce la maturità,
è una strada senza fine,
gialla come il Sahara?

Eppure sai che capitano giorni
in cui persino l'anelito inaridisce
e si induriscono le labbra della preghiera.

Talvolta si fa opaca la moneta del sole
e la vita rimpicciolisce tanto
da potersi infilare
nei guanti azzurri di una zingara
che predice il passato 
fino alla settima generazione

e allora anche nella piccola cittadina
del Sud un certo impostore
decide di annientare te
e me e se stesso.

Tu, che vedi il bianco dei nostri occhi,
tu che ti celi tra i sorbi
come un ciuffolotto
e nelle calde calze delle nuvole
come un falco
- apri gli scrigni pieni di canto,
apri il sangue che pulsa nell'aorta
degli animali e delle pietre,
accendi i lampioni nei giardini bui.

Senza nome, invisibile, silente,
salvami dall'analgesia,
portami nella Terra del fuoco,
portami là dove i fiumi
scorrono in verticale, in verticale scorrono 
i fiumi orizzontali.


Adam Zagajewski
Dalla vita degli oggetti 
a cura di Krystyna Jaworska
Adelphi 2012

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