sabato 30 maggio 2015

Fuori dalla finestra può ritrovarsi qualunque cosa – una nave, il deserto, Londra

Parliamo di questo libro, Le falene. Come iniziarlo? E cosa deve essere?
Non sento forti impulsi, nessuna febbre: soltanto una grande tensione per la
complessità. Perché scriverlo, allora? Perché scrivere? Ogni mattina scrivo un
breve abbozzo, per divertirmi. Non dico – potrei dirlo – che questi abbozzi abbiano un legame. Non cerco di raccontare una storia. Eppure si potrebbe forse costruire così. Una mente che pensa. potrebbero essere isole di luce, isole nel fiume che cerco di rappresentare: la vita stessa che scorre. La corrente del volo delle falene attirata fortemente in questo senso. Una lampada e un vaso di fiori, al centro. Il fiore può cambiare continuamente. Ma tra una scena e l’altra dev'esserci più unità di quanto non riesca a trovarne per ora. Autobiografia, si potrebbe chiamare. Come posso rendere una fase, o atto, tra due apparizioni delle falene, più intensa di un’altra se vi sono soltanto delle scene? Bisogna afferrare il concetto che questo è l’inizio, questo il centro, questo il culmine, quando lei apre la finestra e le falene entrano.
Ci metterà le due diverse correnti: la falene che volano, il fiore ritto nel mezzo;
un perenne rinnovarsi e polverizzarsi della pianta. Nelle sue foglie, lei potrebbe
vedere accadere le cose. Ma chi è lei? Mi preme molto che non abbia nome. Non
voglio una Lavinia, una Penelope: voglio ‘lei’. Ma questo diventa artistoide, un po’ floreale-estetizzante, simbolismo in tunica. Naturalmente io posso farla pensare al passato e al futuro. Posso raccontare storie. Ma non è questo il punto. Abolirò anche l’esattezza di luogo e di tempo. Fuori dalla finestra può ritrovarsi qualunque cosa – una nave, il deserto, Londra.

28 maggio 1929

Virginia Woolf
Diario di una scrittrice

Mondadori 1979
Minimum Fax 2005
traduzione di Giuliana De Carlo

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