Il giorno del bucato della poetessa che invecchia
Sollevo il viso ed esco, evitando la luce,
tenendomi lontano dalla curva dove la
strada infuocata tocca il cielo.
Qualunque cosa esista al centro della
terra mi
prenderà prima o poi. Prima. Di quanto io
pensi.
Quel nucleo di luce concentrato
e chiuso, denso come una stella, come
specchi
liquefatti. Rosso scuro e pesante.
Trancio dal
macellaio. Già mi trascina giù, già
divento più bassa, in modo infinitesimo.
Le ossa delle gambe si ispessiscono – è
l’inizio-
si contraggono, come muscoli.
Dopo arriva la fragilità, un vento secco
che mi soffia
nel corpo,
sferzandomi da dentro, come se fossi
un fossile, le parti molli mangiate fino
all'osso.
Presto diventerò di calcio. Comincia dal
cuore.
Lavo moltissimo. Lavo tutto.
Se solo potessi fare tutto pulito, prima
di morire.
Per vedere Dio, mi hanno detto, non si va
nella foresta o in città; non si va sul
prato,
in riva al mare, a meno che non sia
freddo.
Si va nel deserto.
Si pensa alla sabbia.
Margaret Atwood
traduzione di Loredana Magazzeni
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