La porta che si chiude
Tu lo vedi, sorella: io
sono stanca,
stanca, logora,
scossa,
come il pilastro d'un
cancello angusto
al limitare d'un
immenso cortile;
come un vecchio
pilastro
che per tutta la
vita
sia stato diga
all'irruente fuga
d'una folla
rinchiusa.
Oh, le parole
prigioniere
che battono
battono
furiosamente
alla porta
dell'anima
e la porta
dell'anima
che a palmo a
palmo
spietatamente
si chiude!
Ed ogni giorno il varco
si stringe
ed ogni giorno
l'assalto è più duro.
E l'ultimo giorno
– io lo so –
l'ultimo giorno
quando un'unica lama di
luce
pioverà dall'estremo
spiraglio
dentro la
tenebra,
allora sarà l'onda
mostruosa,
l'urto tremendo,
l'urlo mortale
delle parole non
nate
verso l'ultimo sogno di
sole.
E poi,
dietro la porta per
sempre chiusa,
sarà la notte
intera,
la frescura,
il silenzio.
E poi,
con le labbra
serrate,
con gli occhi
aperti
sull'arcano cielo
dell'ombra,
sarà
– tu lo sai –
la pace.
Milano, 10 febbraio
1931
Antonia Pozzi
Parole
Garzanti 1989
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