Le sue osservazioni ora impregnano le letture anche di quanti non lo hanno letto, giacché formano il mondo di tanti altri scrittori, scrittori diversi come Marguerite Yourcenar e Umberto Eco, Italo Calvino e George Steiner, Salman Rushdie e José Saramago. Le sue rivelazioni sono essenziali. Ha saputo definire la ricca ambiguità che giace al fondo di ogni opera d’arte, autorizzando il lettore a godere di un testo e tuttavia a non capirlo del tutto. «L’imminenza di una rivelazione che non si produce», disse, «è forse il fatto estetico». Osservò che ogni scrittore crea i suoi propri precursori, spiegando così le curiose biblioteche che ogni libro amato crea nella memoria del suo lettore.
Conferì a ogni lettore il potere della creazione letteraria, e preferì non tracciare limiti fra chi legge e chi scrive. Fu un uomo modesto, profondamente etico, ammiratore del coraggio epico che sapeva essergli stato negato. Voleva essere Ulisse e gli toccò essere Omero. Con rassegnazione, credeva che il nostro dovere morale fosse essere felici.
J.L. Borges raccontato da Alberto Manguel
Repubblica martedì 3 febbraio 2015
2 settimane fa
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