La poesia apre la finestra sul mondo delle possibilità e, soprattutto in questo particolare momento storico, raccoglie uno stare all’opposizione. Per scrivere versi è determinante un particolare uso del tempo, la diluizione del gesto e dello sforzo. Le mie poesie nascono per successivi appunti dove l’incertezza è la regola. Mentre il linguaggio economico, commerciale è fondato sulla certezza della comunicazione, su messaggi il meno possibile soggetti a fraintendimenti, nei versi prevale l’incertezza del risultato. Quando inizio a scrivere una poesia non so nulla, posso perdermi per strada, esiste una straordinaria possibilità di dissipazione. In fondo si tratta di gratuità: non scrivo mai pensando a dei lettori, ma la mia prima preoccupazione è ridurre lo spazio tra quel brusio interiore - che è la nostra capacità linguistica inesausta non solo quando verbalizziamo, ma anche quando pensiamo - e la sua pronuncia. In quella intermittenza dove dispongo del mio continente e lo faccio affiorare, lo faccio nascere al mondo, lì c’è poesia. È il punto di sutura e la preoccupazione prima è proprio di avvicinare i due lembi di realtà.
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interessante intervista al poeta Pierluigi Cappello
di Giulia Valsecchi
2 settimane fa
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