È da
qualche tempo che scrivo ogni giorno in questo blog. Per il momento ci sono
poche riflessioni e moltissime citazioni. Copio dai quaderni delle citazioni
che ho accumulato in anni di vita da lettrice vorace, copio dai libri che ho
letto e riletto, segnando le pagine con stelle, cerchi, onde e righe. Solo a
matita però, forse perché la cancellabilità mi lascia credere che il libro non
sia rovinato per sempre. La guida della scelta delle citazioni è sempre una
piccola "c" chiusa in un cerchio. Parole che vale la pena rileggere, parole che
danno senso a quel libro o a tutta l’opera dello scrittore. Scoperte vecchie e
nuove si susseguono senza una sequenza temporale. Copio le mie poesie preferite
dei miei poeti preferiti. Copio anche qualche pagina dal mio romanzo e le mie
poesie. Nei vecchi quaderni le citazioni sono scritte a mano, magari copiate da
qualche foglietto che ho pure conservato. Qualcuno risale a un’epoca in cui non
esistevano ancora i post-it. Cosa mi spinge a copiare questi frammenti? Le risposte per me sono molte. Perché
ogni frammento dà senso alla mia ricerca di senso, perché è un modo per rendere
omaggio ai poeti, scrittori e pensatori che hanno segnato il mio percorso.
Perché leggere una bella citazione sullo scrivere e sui libri mi mette di buon
umore, perché mi ricorda la comunità degli scrittori e dei poeti che sono e
sono stati, che da un secolo all’altro si parlano attraverso i libri e i loro
lettori. Copio questi frammenti perché da bambina quando ho scoperto la vita
dei monaci amanuensi sono rimasta folgorata. C’era stato qualcuno che aveva
vissuto leggendo i libri e copiandoli. Un doppio atto d’amore per salvare dall’oblio
l’opera di un altro essere umano che a sua volta era vissuto nel silenzio e
nella concentrazione richiesti dalla scrittura.
Non ho uno scriptorium dove
ritirarmi a scrivere, ma il tavolo della cucina è un fedele sostegno da
moltissimi anni. Posso continuare quest’opera di copiatura e scrivere i miei
libri, sempre a mano la prima stesura, fantasticando della cella monacale che
mi ero costruita a otto anni, incastrando un piccolo banco di scuola nell’angolo
tra il letto e la finestra.
La felicità che provo oggi è la stessa di allora.
La felicità che provo oggi è la stessa di allora.
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