La bellezza e la verità sono il
segreto e il cuore della creazione. La verità è bella, e la bellezza è vera. Un
capolavoro è fatto di bellezza e di verità, in ogni parola, ogni frase, ogni
paragrafo, ogni capitolo. Ma cos’è la verità? La verità è che nulla può essere
diverso da come è. La verità è che ogni parola scaturisce necessariamente dalla
precedente, che non si può togliere né aggiungere niente senza perdere
qualcosa. La bellezza è che una linea non può essere spostata di un millimetro
né da una parte né dall’altra, in un disegno, senza che l’unità ne soffra. La
verità è che quella stessa linea non può essere spostata perché il risultato
sarebbe arbitrario. L’arte di cattiva qualità invece è piena di linee che potrebbero
tranquillamente essere tracciate da qualche altra parte.
È disperatamente semplice e
disperatamente difficile. L’obiettivo è creare un’opera che sia allo stesso
tempo bella e vera in ogni suo dettaglio. Non si può forse dire che se qualcosa
non può essere diverso da com’è, possiede il più alto grado di realtà?
Lo stile è tutto, ho detto e
sostenuto in altre occasioni. In un certo senso è vero, ma non come lo si
intende generalmente. Lo stile è forma e contenuto allo stesso tempo, entrambi
altrettanto necessari. Il lettore deve esitare costantemente tra la tentazione
di ascoltare la musica delle parole e quella di dimenticarla per capire il
contenuto. Un libro il cui stile non si impone e non induce il lettore alla
tentazione della musica, non è letteratura. E nemmeno un libro che sia solo
stile, sempre che sia possibile.
Ogni parola è sia suono che
contenuto. Nessuno dei due è più importante dell’altro, nessuno deve prendere
il sopravvento. Scrivere un capolavoro è scegliere ogni parola sia per la forma
che per il contenuto. Ogni parola scelta solo per l’uno o per l’altro è un’imperfezione.
Non solo un difetto estetico, perché questo equivarrebbe ad ammettere che la
bellezza possa vivere di vita propria. E’ possibile che la bellezza pura esista
nel mondo della musica, o almeno così si dice. Ma non esistono parole, a parte
il vero e proprio nonsense, che siano
solo belle. O solo vere. Ogni parola è l’uno e l’altro.
È possibile scrivere un’opera in
cui ogni parola sia scelta tanto per la sua bellezza quanto per la sua verità,
tanto per la forma – ovvero il suono – quanto per il contenuto? Non lo so. Ho lavorato
a Madame Bovary per cinque anni,
soppesando ogni parola, ogni frase, ogni capitolo sui due miei piatti della
bilancia. Ci sono stati giorni in cui non una sola parola ha superato l’esame.
Non una!
Ho detto e sostenuto che non
esistono più verità. Mi riferivo a quelle verità che sono solo contenuto: idee,
opinioni, credenze e convinzioni. Non appena vengono espresse a parole esiste
invece una verità, e cioè che niente può essere detto senza una forma. Nemmeno
la matematica è pura forma, come si sostiene, perché perfino gli assiomi
matematici devono essere espressi a parole. Non abbiamo altro su cui basarci.
La ricetta per un capolavoro è
dunque questa: scegliere ogni parola in modo che sia bella e vera allo stesso
tempo.
È così semplice, e così
disperatamente difficile.
Perché la bilancia su cui vanno
pesate le parole è sprovvista di scala.
Flaubert apocrifo, tratto da uno dei miei libri preferiti
Björn Larsson
Otto personaggi in cerca (con autore)
Iperborea 2009
traduzione di Katia De Marco
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