Parevano scodelle quei fogli scritti e fitti
mezzo strappati da una tovaglia di carta –
“Avremo scritto il nostro sogno, avremo sognato il nostro scrivere”
C’erano come dadi sulle carte sgranate,
ma erano i ciottoli del Mar nero
improvvisamente lanciati sulle nostre vite –
“Abbiamo seminato? Fiori. Raccoglieremo? Fogli”
“Avremo raccolto ancora ciottoli, ma chi potrà crederci”
Sulla carta apparecchiata
quasi una mappa confusa
tra pesci pane e un ricordo di vino.
C’era stata una fiamma, e intorno una tavola
come apparecchiata sullo scoglio
cancellata dalla sabbia e solo dopo secoli riemersa
sul fondo di un fiume essiccato.
Eravamo morti da tempo
e si parlava nel vento
“vorrei rinascere per amarti in qualche forma”
“Ma tu lo sai, avremmo forme strane e imperscrutabili – ”
“In mille forme potrai pure nasconderti, ti riconosco subito”
“In mille forme, e ancora ti respiro”
La brezza aveva spento ogni lume,
e non avremmo saputo più dire
se eravamo ancora anime antiche
o forse bambini con piedi piccoli
nelle pozze dello scoglio,
attenti a non farci ferire
dai granchi e dal vetro.
Camilla Miglio
Maree
Il Passo di Efesto - Poesia
Atì editore 2010
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