martedì 1 ottobre 2013

Le due case di Jung

Küsnacht è un villaggio a otto chilometri da Zurigo. Dalla città si raggiunge in dodici minuti di treno. Ci si arriva anche in vaporetto e dal vaporetto si può effettivamente vedere, facendosela indicare, la ricca villa di Jung, dove oggi vivono ancora gli eredi. E’ vicinissima all’acqua, e intorno e in lontananza il contorno delle montagne. L’ingresso è al numero 228 della SeeStrasse, la strada principale che da Zurigo corre verso sud lungo il lago fino a Rapperswil. Il cancello è sempre spalancato, per permettere, forse, agli ammiratori del grande psicanalista scomparso nel 1961 di entrare in giardino, fare qualche passo lungo il vialetto d’ingresso punteggiato di conifere nane, scattare fotografie, leggere la celebre frase che Jung stesso volle scolpita sull’architrave del portoncino: Vocatus atque non vocatus deus aderit, cercato o no il dio verrà. Non è una dichiarazione di fede cristiana. Risale all’oracolo di Delfi e la parola dio va intesa come «domanda ultima». Spiegò Jung in un’intervista: «Misi quell’iscrizione per ricordare ai miei pazienti e a me stesso che “il timore di Dio è l’inizio della sapienza”» come dice il Salmo. E perché: «Tutti i fenomeni religiosi, che non siano meri rituali della Chiesa, sono strettamente intrecciati con le emozioni».

frammento di un articolo di Sandra Petrignani del 20/8/2011

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