sabato 20 luglio 2013

I profumi, i colori e i suoni si rispondevano

Arthur vive a Parigi con arido distacco. Nelle spelonche dove gli capita di abiatre scrive fino alle cinque del mattino, imbambolato d’assenzio. Così passa le notti nella mansarda di Rue Monsieur le Prince, sospesa sul giardino del liceo Saint-Louis. Davanti alla stretta finestra vibra una cortina di fronde, le cimase dei grandi platani. Tutti gli uccelli sui rami gridano insieme. Alle tre di notte la candela agonizza. Lavora alle sue visioni inimmaginabili. Sul foglio più che scrivere accorda ritmi, tra musica e pittura. Il linguaggio poetico deve coinvolgere tutti i sensi, l’anima per l’anima che riassume tutto: profumi, suoni, colori. Come Baudelaire. “I profumi, i colori e i suoni si rispondevano” è il distico che Arthur sceglie per la sua poesia Les Chercheurs de poux. Guarda gli alberi, il cielo sospeso all’ora indicibile vicina all’alba. Attraverso le alte finestre del liceo esplora le camerate, assolutamente sorde. E così ascolta l’intermittenza del brulichio sonoro delizioso delle carrette che trabalzano sul selciato dei viali. Fuma la pipa, sputando sulle tegole grigie. Accompagnato dallo scricchio da scarpe nuove della lunga scala di legno del caseggiato, alle cinque scende a comprarsi del pane. È l’ora in cui sfornano. Gli operai formicolano marciando ovunque. È anche l’ora, per lui, di ricominciare a stordirsi di vino. Rientra e si butta sul letto sfatto, proprio quando il primo sole, scaldandole, fa uscire gli onisco da sotto le tegole. Il primo mattino, in estate, e le sere di dicembre, ecco ciò che lo turba sempre.

Giuseppe Marcenaro
Una sconosciuta moralità
Quando Verlaine sparò a Rimbaud

Bompiani 2013

Nessun commento: