giovedì 29 dicembre 2016

Avevo già imparato a non esaurire mai il pozzo della mia scrittura

“Une génération perdue”

Fu facile prendere l’abitudine di fermarsi al 27 di rue de Fleurus il pomeriggio tardi per il caldo e i bei quadri e la conversazione. Spesso Miss Stein non aveva nessun ospite ed era sempre molto cordiale e per un lungo periodo fu anche affettuosa. Le piaceva parlare di gente e paesi e cose e cibo. Quando tornavo
da viaggi che avevo fatto per le varie conferenze politiche o nel vicino oriente o in Germania per conto del giornale canadese e delle agenzie di stampa per cui lavoravo, voleva che le raccontassi tutte le cose divertenti che erano successe. C’erano sempre delle cose buffe e a lei piacevano quelle. E anche ciò che i tedeschi chiamano storielle di umorismo patibolare. Non le piaceva stare a sentire cose davvero brutte o tragiche, ma questo non piace a nessuno. E avendole io viste non ci tenevo a parlarne a meno che non fosse lei a voler sapere come andava il mondo. Lei voleva sapere la parte allegra, di come andava il mondo; mai quella vera, mai quella cattiva.

Io era giovane e non malinconico e c’era sempre cose curiose e comiche che succedevano nei momenti peggiori e a Miss Stein piaceva sentire queste cose. Delle altre cose non parlavo e le scrivevo per conto mio.

Quando non ero tornato da nessun viaggio e mi ero fermato a rue de Fleurus dopo il lavoro, ogni tanto cercavo il modo di portare Miss Stein a parlare di libri. Quando stavo scrivendo, mi era necessario leggere dopo aver scritto, per impedire alla mia mente di andare avanti con la storia su cui stavo lavorando. Se continuavi a pensarci, perdevi la cosa che stavi scrivendo prima di poterla portare avanti il giorno dopo. Era necessario fare del moto, stancarmi fisicamente e andava molto bene fare l'amore con la persona che amavi. Quello era meglio di tutto. Ma dopo, una volta svuotato, era necessario leggere per non pensare e non preoccuparti del tuo lavoro fino a che non potevi riprenderlo. Avevo già imparato a non esaurire mai il pozzo della mia scrittura bensì a fermarmi sempre quando c’era ancora qualcosa nel profondo del pozzo e lasciare che tornasse a riempirsi di notte dalle sorgenti che lo nutrivano.

Ernest Hemingway
Festa mobile

traduzione di Luigi Lunari
edizione restaurata
Oscar Mondadori giugno 2011

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