lunedì 24 dicembre 2012

Elogio del frammento


Per speculum et in aenigmate: così il mondo si offre ai nostri occhi, per quanto amore il nostro sguardo contenga. Specchio del mondo, enigma intessuto su altri enigmi, la parola poetica sa avvicinarci al centro delle cose: in suo nome, anch’essa chiede ascolto, accoglienza, meditazione profonda. In cambio, dona la propria vastità, la ricchezza del proprio senso – un dono tutt’altro che pregevole, quali che siano le nostre capacità di accoglierlo.
Al primo incontro con il testo, si attiva in noi un insieme di pensieri: la lettura corretta, la comprensione esatta, l’esegesi rigorosa. A poco a poco, però, altri pensieri sorgono dal nostro intimo che ascolta contemplando il testo, amplificandolo e lasciandolo risuonare in sé, fino a collegarlo con le proprie più vere riflessioni. A questa esperienza vorrei dare voce: a partire dal testo e al servizio del testo per illuminarne, almeno parzialmente, la ricchezza di senso reale e l’ampiezza d’eco possibile. L’obiettivo di questi scritti è qualche frammento di oltre-testo: un po’ di ciò che possiamo udire quando accogliamo una lirica come parola oracolare, come accenno ad altro da sé.
“Acceleratore della coscienza” (J. Brodskij), l’espressione poetica può essere vista come una fune tesa tra noi e il centro delle cose, sulla quale avventurarsi con passo cauto e leggero, guardando avanti a sé.
Per questo si è concentrata l’attenzione sui frammenti che ci vengono incontro nella lettura e che ci abbagliano con la loro bellezza, illuminando, come un cono di luce inesauribile, vasti orizzonti di riflessione e di conoscenza. Sono i piccoli brani che amiamo, ai quali torniamo, che impariamo a memoria e che ricordano a noi stessi nelle più varie occasioni: è bello seguirli autonomamente, ascoltarli uno alla volta, mettendoli in evidenza per sé soli. “In the particular” scrisse Joyce “is contained the universal”: paradossalmente, frammenti di testo sembrano acquistare, a volte, una ricchezza maggiore dell’intera opera in cui sono collocati. Tutto ciò è ben difficile da spiegare, e dipende certamente da noi, dall’atto particolare della nostra lettura; è su questi, comunque, che si vorrebbe richiamare l’attenzione, per desiderio di concentrazione e di essenzialità.
Sono convinto che la verità delle cose appaia di rado, attraverso luccichii improvvisi e imprevedibile, e che sia giusto seguirla, attenderla sul terreno che le appartiene.
L’intenzione è di offrire un momento di sosta, di quiete meditativa al cospetto della parola poetica, senza violare il pudore: esso è sacro anche e soprattutto nella vita della mente. Il discorso, comunque, rimane abbozzato, accennato, spero. Più che lettori, vorrei amici disposti a sostare nella stessa tensione interiore.

Lorenzo Gobbi
introduzione a 
Elogio del frammento
Servitium editrice 2010

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