domenica 2 settembre 2012

Trarre la forma da disarmonie intenzionali


Dal piccolo porto di Collioure, un pezzo di Catalogna in terra francese, André Derain scrive nell'estate del 1905 all'amico Maurice Vlaminck, con il quale condivideva dall'inizio del nuovo secolo un atelier a Chatou, dell'esperienza affascinante che va facendo in quei mesi a fianco di Matisse, sotto la luce calda e zenitale di quel meridione d' Europa: scrive della "luce bionda, dorata, che sopprime le ombre"; del suo quotidiano "sfacchinare seriamente e con tutta l'anima" attorno a una trentina di studi, tutti rigorosamente condotti all'aria aperta, in cerca di "quelle cose che traggono la loro forma da disarmonie intenzionali"; e di quanto, infine, quell' aria tersa che respira, quel mondo diverso che ora conosce, fatto di pini e di olivi, di mare e di cieli inondati dal sole, imprimano un corso nuovo alla sua pittura: così che, dice, "la mia guarigione data solo da oggi".

Fabrizio D'Amico
in un articolo dedicato alla mostra
di Derain e Matisse a Torino
Repubblica 8 febbraio 1999

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