... questo è un libro interessante non tanto su Shakespeare o su Flaubert. Ma sulla lettura. E svela come, una volta creato, il personaggio risuoni nel lettore creando zone d' eco illimitate e non circoscrivibili. Nel chiaroscuro del sentimento noi lettori rispondiamo in un modo di cui non saremo mai del tutto in grado di rispondere, se non entrando nei meandri di una interminabile autoanalisi. Non ci avvicina però di un passo in più al mistero della creazione. Perché l'opera non è parte di quella vicenda che qui si definisce: l'autore e la sua patologia. L'opera non la spiega la biografia. E non serve tirare in ballo di nuovo una questione già risolta: da Proust, da Virginia Woolf. Certo che c'è dell' energia autobiografica nella scrittura, certo che quando lo scrittore si mette all'opera, travasa in opera ricordi, suoni, visioni, parole che ha sentito, che altri hanno detto, che lui ha pensato... Ma tutta l'energia della vita vissuta non è volta a produrre un feticcio di se stesso. Semmai, serve a far nascere l'altro da sé. Alla lettera. Lo scrittore usa se stesso come cavia, si spolpa, si toglie vita, ricordi, emozioni; ma non per fare di sé il monumento. Semmai, per arrivare al cuore di una verità che è di tutti e di nessuno, né di Charles, né di Flaubert. Il segreto della creazione non è nell'infanzia dello scrittore, né nelle vicende che ha patito. Come non è nella somma dei residui diurni l'ombelico del sogno. Ma chi sa dare conto di quella trionfale alchimia che accade in opere come quelle che il nostro autore discute? ...
Nadia Fusini
un brano della recensione
uscita su Repubblica del 20 aprile 2001
dedicata al libro Adultera e Re
dello psicanalista Renato Speziale Bagliacca
2 settimane fa
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