lunedì 15 giugno 2015

Nei mattini d'estate nasceva la grazia d'un ritmo, nasceva il tuo canto

Kayyâm, nei mattini d'estate, 
basta avere una foglia in bocca
il sole dei giardini  ci ubbriaca meglio del tuo vino  
che noi non berremo.  
Abbiamo, dopo di te,  
bevuto in ben altre cantine.  
Abbiamo la gola rossa 
dei nostri vini d'Occidente,  
o mio vecchio, melodico persiano.  
Ma la tua dolce infanzia di filosofo  
questa è un gran dono.  
Tu hai guardato il mondo 
tra nebbie e per distanze siderali.  
Tu hai potuto iridare  
di primordiali curiosità  
l'ombra della vita. Dove tutto non era  
che disperata certezza 
tu hai fatto domande,  
proposto accordi e tutto era concluso.  
E quando, non la durezza 
della faccia di Dio,  
pietosamente a te ascosa,  
ma la tua carne stanca  
ti rimbrottava,  
da quell'oscuro e flebile scontento  
nasceva la grazia d'un ritmo.  
Così dell'umano  
viaggio eludesti  
le premesse fatali,  
convinto di non saperle  
e illuso di doverle ricercare.  
E questo era il buon vino,  
Kayyâm.  
Il dio che ti propiziava  
questa bevanda d'inganni  
faceva la tua fortuna  
e il tuo canto.  
E tu libavi alle rose  
del tuo ridente sepolcro,  
non sospettando, o impavido,  
che la tua vita era già  un cimitero fiorito. 

Vincenzo Cardarelli
Poesie
Mondadori 1942


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