venerdì 12 giugno 2015

Il momento che preferisco per scrivere è il tardo pomeriggio

Purezza

Il momento che preferisco per scrivere è il tardo pomeriggio,
giorni lavorativi, in particolare mercoledì.
Questo è quel che faccio:
porto una teiera di tè appena fatto nel mio studio e chiudo
                                                                         [ la porta.

Mi tolgo i vestiti e li lascio in un mucchio
come se fossi morto sciogliendomi e il mio lascito fosse solo
una camicia bianca, un paio di pantaloni, e una teiera di tè
                                                                        [ non più caldo.

Poi mi tolgo la pelle e l’appendo a una sedia.
La sfilo dalle ossa come fosse un vestito di seta.
Lo faccio perché quel che scrivo sia puro,
completamente sciacquato dal carnale,
incontaminato dalle preoccupazioni del corpo.

Infine mi tolgo tutti gli organi e li dispongo
su un tavolino accanto alla finestra.
Non voglio sentire i loro ritmi antichi
mentre cerco di battere a macchina il mio intimo battito.

Ora mi siedo alla scrivania, pronto a cominciare.
Sono interamente puro: nient’altro che uno scheletro
                                                [ alla macchina da scrivere.

Dovrei dire che a volte tengo addosso il pene.
Mi è difficile ignorare la tentazione.
Allora sono uno scheletro col pene alla macchina da scrivere.
In queste condizioni scrivo straordinarie poesie d’amore,
che perlopiù sfruttano la connessione fra sesso e morte.
Sono la concentrazione in persona: esisto in un universo
dove non c’è altro che sesso, morte e scrittura.

Dopo un po’ mi tolgo anche il pene.
E allora sono tutto teschio e ossa che battono a macchina
                                                          [ nel pomeriggio.
Solo le cose assolutamente essenziali, senza orpelli.
Ora scrivo solo sulla morte, il più classico dei temi
con una lingua leggera come l’aria tra le mie costole.

Dopo mi concedo come premio un giro in auto al tramonto.
Mi rimetto gli organi e mi rinfilo nella carne
e nei vestiti. Esco in retromarcia dal garage
e guido veloce tra i boschi e sulle strade serpeggianti di campagna
e passo accanto a muri di pietra, fattorie e laghetti gelati
tutti in ordine perfetto come parole in un sonetto famoso.

Billy Collins
Balistica
traduzione di Franco Nasi
Fazi Editore 2011


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