martedì 29 aprile 2014

Ondeggiare dolcemente, arrendersi al vento

«Sarebbe stato bello guardare le erbacce del giardino ondeggiare dolcemente, arrendendosi al vento; dalla strada sarebbe arrivato un leggero odore di catrame; la casa avrebbe ansimato e cigolato piano sotto il sole ardente, e lei avrebbe girato per le stanze e le avrebbe esaminate in cerca di indizi, di vestigia perdute della vita che si era svolta in quella casa prima che venisse ridotta a vetri rotti, a lunghe ferite nell'intonaco che mostravano il graticcio retrostante; si sarebbe prostrata carponi davanti a Dio; si sarebbe ritrovata nel seminterrato, tra la luce polverosa che entrava dai pozzetti, l’odore di nafta e il pavimento di terra battuta, compattato in quell'angolo laggiù, sotto il vecchio tavolo, in quella rientranza piena di ragnatele che lei ricordava da quando aveva esplorato la casa insieme agli uomini, e Byron aveva picchiato sul vecchio serbatoio mentre August, trascinando in giro la sua mole, faceva un balletto e cantava Sympathy for the Devil; avrebbe provato l’impulso di trascorrere il resto dell’eternità là sotto, in quella fresca oscurità, perché in quel momento, mentre guidava, desiderava solo togliersi dal sole abbagliante e dall'impressione che il territorio selvaggio in cui si trovava fosse così levigato dalla luce che era impossibile guardarlo».

David Means
Il punto
traduzione di Silvia Pareschi
2014 Einaudi

la segnalazione arriva direttamente dal blog della traduttrice