martedì 19 marzo 2013

Scrivere è un mestiere pericoloso

Oggi Philip Roth compie 80 anni. Di seguito i frammenti di una lunga intervista apparsa sulla Lettura del Corriere della Sera di domenica 17 marzo 2013.

E la sofferenza? È proprio necessario soffrire per essere un bravo scrittore?
«Non hai scelta. Non hai bisogno di andare a cercare la sofferenza se vuoi essere uno scrittore. Puoi star tranquillo che sarà lei a trovarti. Scrivere è senza dubbio un mestiere pericoloso. O per ragioni intrinseche o per il temperamento di chi lo sceglie. Che cosa abbia portato tanti scrittori di qualità a suicidarsi, come Levi, Hemingway e Mishima, non lo so. So che non ho intenzione di aggiungere il mio nome alla lista».
Tu perché hai scelto questo mestiere?
«Perché scrivo? Non lo so. So che i miei momenti peggiori sono quando non scrivo. Allora tendo a essere infelice, depresso, ansioso, e così via. Ne ho disperatamente bisogno».
(…)
Com’è la frase di Czeslaw Milosz sulla famiglia che mi hai citato una volta?
«Quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è finita».
E quella di Flaubert che hai trovato sulla scrivania di William Styron?
«”Devi vivere una vita ordinata e regolare come un borghese, se vuoi essere scatenato e originale nel tuo lavoro”. C’è della verità, in questo. Alcuni sono stati capaci di esser scatenati e originali sia nella vita sia nel lavoro. Non io. Io ho bisogno di molta quiete, molto tempo e di una grande regolarità per scrivere».

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