lunedì 14 gennaio 2013

Scrivere un romanzo è non sapere come andrà a finire

Mi dica allora: quali sono i libri che l'hanno più appassionata quest'anno? 
«Ho letto molti classici: ho ripreso in mano i libri di Beckett, e sono rimasto colpitissimo, anche più di quanto potessi aspettarmi. Ho passato mesi a leggere i quattro volumi dell'opera completa. Poi mi sono concentrato su un altro grande scrittore irlandese: James Joyce, in particolare Gente di Dublino. Ritengo che "I morti", da cui John Huston ha tratto un bellissimo film, sia un capolavoro, e forse Joyce è lo scrittore che ha avuto il ruolo più importante nella mia formazione letteraria. Infine ho letto qualcosa che non è propriamente letterario, ma a me ha lasciato un segno profondo: i testi scritti da e su De Kooning, usciti in occasione della grande retrospettiva al MoMA. Mi affascina moltissimo il modo di raccontare di De Kooning...». 

(...)

Che differenza c' è tra scrivere un romanzo e un racconto? 
«Quando scrivo un romanzo, per molto tempo non so come andrà a finire. La brevità invece porta ad avere un'idea compiuta della storia». 
I racconti generalmente vendono meno dei romanzi: come mai? 
«Perché i lettori, me compreso, amano seguire le vicende dei personaggi che si sviluppano lentamente davanti ai loro occhi. Desideriamo qualcosa, ma soprattutto qualcuno, che sia accanto a noi per molto tempo». 
I temi e i luoghi sono comunque quelli ricorrenti nella sua opera: il cinema, l'arte moderna, lo sport, i terminal degli aeroporti... 
«Si tratta delle mie passioni. I terminal mi affascinano per la loro impersonalità, sono luoghi che dimentichiamo nel momento in cui partiamo: mi colpisce questo senso di asettica fallacia»

frammento dell'intervista di Antonio Monda a Don DeLillo
la Repubblica 22 dicembre 2011

1 commento:

Anonimo ha detto...

confortante, visto che anch'io sto scrivendo un romanzo e non ho idea di come finirà.
DE LILLO è lo scrittore preferito del mio prof di scrittura creativa.
baci sandra