martedì 27 marzo 2012

Ode all’amante ritrosa

Avessimo abbastanza Mondo e tempo,

non sarebbe un delitto, Signora, la vostra ritrosia.

Penseremmo seduti a quali strade prendere,

a come trascorrere il nostro lungo giorno d'amore.

Voi sulla riva del Gange trovereste rubini: io presso

l'onda del fiume Humber mi lamenterei. Vi amerei fino

a dieci anni prima del diluvio,

e voi, se vi piacesse, potreste rifiutarmi

fino alla conversione degli Ebrei.

Il mio amore vegetale avrebbe il tempo

di crescere più grande di tutti gli Imperi

e anche più lento.

Cent'anni se ne andrebbero a lodare

i vostri occhi e a contemplare il vostro volto.

Duecento per adorare una dei vostri seni

e trentamila almeno per adorare tutto il resto.

Un Evo intero per ciascuna parte, e l'ultimo

alfine mostrerebbe il vostro cuore.

Perché senza alcun dubbio, Signora,

questo cerimoniale voi meritate, e io non vorrei

amarvi a minor prezzo.

Ma alle mie spalle odo continuamente

l'alato carro del tempo che si avvicina veloce:

e laggiù da ogni parte, davanti a noi,

si stendono deserti di vasta eternità.

La vostra bellezza non sarà più ritrovata;

e non si potrà più udire nel vostro sepolcro di marmo

echeggiare il mio canto; solo i vermi tenteranno

quella verginità a lungo preservata;

e il vostro strano onore sarà mutato in cenere.

Tutta la mia lussuria trasformata in polvere.

Certo la tomba ? un luogo intimo e bello,

ma dubito che qualcuno vi voglia fare all'amore.

Ora, dunque, mentre il colore della giovinezza

si posa sulla vostra pelle come rugiada al mattino,

ora mentre l'anima consenziente

brucia con fiamme importune,

ora finché possiamo godiamoci il piacere,

subito come uccelli da preda amorosi

divoriamo il nostro tempo,

piuttosto che languire nelle sue lente mascelle.

Tutta la nostra energia, tutta la nostra dolcezza

cerchiamo di addensarla in una sola sfera:

gettiamo i nostri piaceri con rude violenza

oltre i cancelli di ferro della vita.

Così, sebbene non si possa obbligare il nostro sole

a fermarsi, possiamo tuttavia obbligarlo a correre.

Andrew Marvell

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