sabato 31 marzo 2012
I poeti non hanno biografia
Tutto il resto manca
Le parole difficili
venerdì 30 marzo 2012
Come la nebbia non lascia cicatrici
Leonard Cohen
As the mist leaves no scar
As the mist leaves no scar
On the dark green hill,
So my body leaves no scar
On you, nor ever will.
When wind and hawk encounter,
What remains to keep?
So you and I encounter,
Then turn, then fall to sleep.
As many nights endure
Without a moon or star,
So will we endure
When one is gone and far.
Come la nebbia non lascia cicatrici
Come la nebbia non lascia cicatrici
sul cupo verde della collina,
così il mio corpo su di te cicatrici
non lascia, né mai ne lascerà.
Quando il vento e il falco s' incontrano
che rimane da custodire?
Così c'incontriamo, io e te,
per poi girarci e cadere addormentati.
Come tante notti resistono
senza stelle o luna,
così noi resisteremo
quando uno di noi sarà lontano.
giovedì 29 marzo 2012
Piccolo Valzer Viennese
PEQUEÑO VALS VIENES En Viena hay diez muchachas, Este vals, este vals, este vals, Te quiero, te quiero, te quiero, En Viena hay cuatro espejos Porque te quiero, te quiero, amor mío, En Viena bailaré contigo PICCOLO VALZER VIENNESE A Vienna ci sono dieci ragazze, Questo valzer, questo valzer, questo valzer, T’amo, t’amo, t’amo A Vienna ci sono quattro specchi Perché t’amo, t’amo, amor mio, con una maschera di testa di fiume. Guarda che rive di giacinti! Lascerò la mia bocca tra le tue gambe, l’anima in fotografie e gigli e nelle onde oscure del tuo passo voglio, amor mio, amor mio, lasciare violino e sepolcro, i nastri del valzer. |
mercoledì 28 marzo 2012
Nessuno è mai solo con un libro in mano
martedì 27 marzo 2012
Ode all’amante ritrosa
Avessimo abbastanza Mondo e tempo,
non sarebbe un delitto, Signora, la vostra ritrosia.
Penseremmo seduti a quali strade prendere,
a come trascorrere il nostro lungo giorno d'amore.
Voi sulla riva del Gange trovereste rubini: io presso
l'onda del fiume Humber mi lamenterei. Vi amerei fino
a dieci anni prima del diluvio,
e voi, se vi piacesse, potreste rifiutarmi
fino alla conversione degli Ebrei.
Il mio amore vegetale avrebbe il tempo
di crescere più grande di tutti gli Imperi
e anche più lento.
Cent'anni se ne andrebbero a lodare
i vostri occhi e a contemplare il vostro volto.
Duecento per adorare una dei vostri seni
e trentamila almeno per adorare tutto il resto.
Un Evo intero per ciascuna parte, e l'ultimo
alfine mostrerebbe il vostro cuore.
Perché senza alcun dubbio, Signora,
questo cerimoniale voi meritate, e io non vorrei
amarvi a minor prezzo.
Ma alle mie spalle odo continuamente
l'alato carro del tempo che si avvicina veloce:
e laggiù da ogni parte, davanti a noi,
si stendono deserti di vasta eternità.
La vostra bellezza non sarà più ritrovata;
e non si potrà più udire nel vostro sepolcro di marmo
echeggiare il mio canto; solo i vermi tenteranno
quella verginità a lungo preservata;
e il vostro strano onore sarà mutato in cenere.
Tutta la mia lussuria trasformata in polvere.
Certo la tomba ? un luogo intimo e bello,
ma dubito che qualcuno vi voglia fare all'amore.
Ora, dunque, mentre il colore della giovinezza
si posa sulla vostra pelle come rugiada al mattino,
ora mentre l'anima consenziente
brucia con fiamme importune,
ora finché possiamo godiamoci il piacere,
subito come uccelli da preda amorosi
divoriamo il nostro tempo,
piuttosto che languire nelle sue lente mascelle.
Tutta la nostra energia, tutta la nostra dolcezza
cerchiamo di addensarla in una sola sfera:
gettiamo i nostri piaceri con rude violenza
oltre i cancelli di ferro della vita.
Così, sebbene non si possa obbligare il nostro sole
a fermarsi, possiamo tuttavia obbligarlo a correre.
Andrew Marvell
Il canto della sacerdotessa
come si fa con un raccolto.
Taglia svelto
lega più veloce
prima che mi disfi il turbine d'autunno.
Fai presto
sono già maturata
e già sono gli intralci accantonati.
Non tremare
io non devo crescere più.
La pioggia è tua
io sono già al di là dei miei uragani.
Raccoglimi
come si fa con un raccolto.
Malca Heifetz Tussman
traduzione dallo yiddish di Erri De Luca in
Spargimento: opera per musica e danza
(su musica di Nicola Sani)
Edizioni Suvini Zerboni 1997
Solo l'amare, solo il conoscere conta...
Solo l'amare, solo il conoscere
conta, non l'aver amato,
non l'aver conosciuto. Dà angoscia
il vivere di un consumato
amore. L'anima non cresce più.
Incipit "Il pianto della scavatrice" di Pier Paolo Pasolini
lunedì 26 marzo 2012
Di tutto è rimasto un poco. Tabucchi e de Andrade
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venerdì 9 marzo 2012
L'esperienza della luce
J.W. Goethe
Un racconto di me piccolo di tre anni me lo devi concedere, figlia, anche se ti annoierà.
Nei primi giorni di giugno caricavamo la Dauphine anche sul tetto, e partivamo da Genova per la montagna. Raggiungevamo Cogne, il paese della mia infanzia. Qui, d’un tratto, mi si è rivelata la vita. No, non il vivere, che è di tutti, ma la vita come calore da afferrare. E' successo in un lampo. Giunti a destinazione, scendiamo dalla macchina e mentre i miei portano a casa i bagagli, io scappo, come facevo sempre. Corro e corro lungo la strada sterrata. tutte le strade erano sterrate, allora. Corro dove so esserci una vecchia fontana. sono tra le case e l’ombra mi copre,
come se fossi cieco. Sono diretto là, e so che prima c’è un incrocio, e ai due lati della via due pollai puzzolenti, uno per lato. Io le galline le facevo scappare, le odiavo, con quel loro odore. Le liberavo e i cogneins si infuriavano. sapevano di questo bambino dispettoso. Sto per arrivare quando qualcosa si impadronisce di me, bloccando il mio slancio. I miei occhi sono aperti, ma anche questa volta sono come cieco, abbagliato da un flash ravvicinato. La luce improvvisa del sole mi penetra come un fuso e resto sbalordito, preso nella tenaglia dei raggi, e un incendio avvampa dentro di me. il viso, subito, e poi tutto il resto è imbavagliato e diventa antico: la luce che mi
ribalta è antica, viene da prima e ora so che mi trascinerà nel poi. E' un brivido, l’assolo di un attimo, e la mamma arriva. Mi afferra la mano, mi dà una sculacciata che non sento né capisco e mi porta via, mentre resto girato verso la fontana, l’incrocio, i pollai. Mi accorgo adesso delle galline, della puzza; ogni cosa intorno a me è tanta, troppa, e gorgoglia ringhiando. Nel tragitto del ritorno mia madre, che mai ha smesso di parlare, mi strattona, e allora non cammino più, lei mi trascina e io rotolo nella terra battuta. Passiamo a fianco delle arnie, un’ape fa la guardia e trova nel mio occhio destro il bersaglio. Mi trafigge e una scossa brucia e mi gonfia. Ritorno a casa, la mamma è preoccupata e io piango. e sono un altro, ho appena scoperto il dolore che riporta alla luce, figlia mia.
Se la vita ha un senso
Pierre Hadot