domenica 26 maggio 2024

Lascia passare il vento tra le righe

Il vento cala di intensità, la foresta si quieta. È stata solo una buriana passeggera. Ma è bastata a pulire la mente. 

Comincio a mettere in bella gli appunti di questa storia. Scrivo velocemente. È da qualche anno che sento di dover fare in fretta. La rapidità con cui si stratificano le mie agende annuali mi obbliga a fare i conti col tempo che mi resta e a lavorare più sodo. Scrivere - l'ho imparato - è anche un trucco per vivere più intensamente, vuotare il sacco e abbassare il livello dell'ansia.

"Lascia passare il vento tra le righe" raccomanda la giovane siriana di nome Europa nel mio libro sul mito fondativo del Continente. Stavolta il vento tuona, sconvolge la parola, fa tremare le righe. Mi obbliga ad aggrapparmi a frasi solide e brevi.

Comincio a vedere più chiaro. A trovare appigli fermi nella tempesta degli eventi e a collegare tra loro fatti trascurati dalle cronache.


Paolo Rumiz

Verranno di notte

Lo spettro della barbarie in Europa

Feltrinelli maggio 2024

(pag. 142)



mercoledì 22 maggio 2024

Pioggia di maggio nella Città degli Specchi

Una giornata di maggio piovosa e buia, mentre fuori piove finisco di rileggere l'autobiografia di Janet Frame, ne copio dei passi relativi al periodo in cui andò a vivere in campagna nel Suffolk.

"Adesso pensavo di vivere la vera vita di una scrittrice, i miei due libri di racconti erano stati pubblicati e Giardini profumati per i ciechi lo sarebbe stato a breve; inoltre nel periodo trascorso a Grove Hill Road avevo avvertito un impercettibile spostamento della mia vita verso un mondo letterario in cui disponevo davanti a me tutto ciò che vedevo e sentivo, la gente che incontravo sull’autobus, per strada, nelle stazioni ferroviarie, e nel posto dove abitavo, mentre io sceglievo, fra i tesori sparsi, frammenti e momenti che si combinassero per formare il disegno di un romanzo, di una poesia o di un racconto. Niente era inutile. Avevo imparato a essere una cittadina della Città degli Specchi. L’unico motivo per continuare questa autobiografia è che, per quanto abbia usato, inventato, mescolato, rimodellato, cambiato, aggiunto, sottratto da tutte le mie esperienze, non ho mai scritto direttamente della mia vita e dei miei sentimenti. Senza dubbio mi sono mescolata ad altri personaggi che sono a loro volta il prodotto del noto e dell’ignoto, del reale e dell’immaginario; ho creato “esseri”, ma non ho mai scritto del mio essere. Perché? Perché se compio il pericoloso viaggio verso la Città degli Specchi dove tutto quello che ho conosciuto, visto o sognato è immerso nella luce di un altro mondo, a che serve tornare solo con uno specchio pieno di me? O, in verità, di altri che esistono benissimo nella comune luce del giorno? Il sé deve essere il contenitore dei tesori della Città degli Specchi, l’Inviato, per così dire, e quando viene il momento di catalogare quei tesori per dare loro una forma di parole, deve essere il sé a lavorare, a portare il peso, a scegliere, a sistemare e lucidare. E quando il lavoro è concluso e ci si deve rassegnare al non essere, il sé può prendersi una vacanza, anche soltanto per reintrecciare il paniere usato, in attesa della prossima visita alla Città degli Specchi. Sono questi i processi della narrativa. “Mettere giù tutto così come accade” non è narrativa: deve esserci il viaggio, fatto da soli, il cambiamento della luce concentrata sul materiale, la disponibilità dello stesso autore a vivere in quella luce, in quella città di riflessi governata da leggi, materiali e moneta diversi. Scrivere un romanzo non è soltanto andare a fare acquisti oltre frontiera in una terra irreale: sono ore e anni passati nelle fabbriche, nelle strade, nelle cattedrali dell’immaginazione per apprendere il funzionamento speciale della Città degli Specchi, i suoi cieli e il suo spazio, il suo sistema planetario, senza fermarsi a pensare che ci si potrebbe ritrovare senza casa al mondo, falliti, abbandonati dall’Inviato".


Janet Frame

Un angelo alla mia tavola

traduzione di Lidia Conetti Zazo

Neri Pozza Editore 2010

martedì 21 maggio 2024

Adesso, guardando più chiaramente attraverso questo e quell’altro mondo e le sue stagioni, vengo anch’io guardata più chiaramente.

 (Quando l’autunno è passato e le foglie sono cadute dagli alberi e solo gli scuri sempreverdi conservano la loro chioma che è al tempo stesso riparo e ostacolo al passaggio della luce, ci accorgiamo di non essere mai stati soli nella foresta. Emergono le forme delle case, la gente che vive la propria vita quotidiana; c’è una nuova prospettiva delle distanze, la scoperta di orizzonti che non si sarebbero mai potuti scorgere in primavera e in estate, ma solo immaginare durante l’autunno. Guarda quegli alti camini che si alzano da fuochi che non sapevamo fossero mai stati accesi, eppure ardono, alimentati in segreto! Guarda i sentieri appena rivelati! Adesso, guardando più chiaramente attraverso questo e quell’altro mondo e le sue stagioni, vengo anch’io guardata più chiaramente. L’ambiente che mi circonda ha perso il suo travestimento; io stessa ho perso il mio. C’è persino la possibilità di nidi, nuovi o abbandonati, sul mio albero!)

Janet Frame

Un angelo alla mia tavola

traduzione di Lidia Conetti Zazo

Neri Pozza Editore 2010

lunedì 20 maggio 2024

Il coro delle nuvole impazzite

Ho appena saputo che è mancato Renzo Favaron, un vecchio amico e poeta straordinario. Ci siamo frequentati parecchio in tempo remoto, ricordo i suoi racconti sulla Croazia, la mostra di Corot che avevamo visitato insieme a Maddalena Cavalleri a Verona nel dicembre 2009, è stato un amico, tanto che gli ho dedicato due poesie che copio qui per ricordarlo, insieme a quei giorni di sabato straordinari di un'estate di tanti anni fa.


Il coro delle nuvole impazzite

a Renzo Favaron

L’ora del tempo e la dolce stagione

non chiediamo altro al coro delle

nuvole impazzite e cortigiane

di questo vento che nega

la primavera ai fiori prima

ancora che a noi smemorati

e pieni di ogni luce negli

occhi caparbi nell’attesa

intenti nell’intagliare a

questo giorno una figura

memorabile nella teoria

degli anni, miserabili

frammenti delle stelle

che mai saremo, ma potremo

ricordare quel grande

albero in Croazia anche

se mai lo avremo veduto

e solo uno tra noi

lo ha cantato.


dalla raccolta Scrivere il vento

Atì editore 2016



Variazioni su nuvole, luce e ombra

a Renzo F.

Un presagio per il giorno che

verrà è un’invenzione di nuvole

in quel cielo che mai vedremo,

in un luogo privo di memoria,

ai nostri sguardi solo quel cielo

è rimasto della città antica,

il cielo che le mani capricciose

del tempo e della ragione

appendono sulla mia giornata.

Guardo ancora e le nuvole

di Corot si dissolvono con

l’eleganza di un segreto custodito

nel cuore della luce che veloce

si alza a oriente. È un mattino

nuovo, memoria della notte, fiato

lungo nei passi, sempre più

piano avvolti nella brina,

inondati di luce sino alla fine

della stessa strada.


dalla raccolta Figure del silenzio. Atì editore 2010

domenica 19 maggio 2024

La vita dei nostri genitori

Mi rammaricavo del fatto che la vita dei nostri genitori, spesa a nutrirci, vestirci e proteggerci, ci avesse lasciato poco tempo per conoscerli e amarli. Avevo passato la vita a osservarli, ad ascoltali, a cercare di decifrare il loro codice, sempre alla ricerca di indizi. Erano i due alberi fra noi e il vento, la neve, il mare; ma questo nell’infanzia. Sentivo che la loro morte ci avrebbe forse esposti alle intemperie, ma avrebbe anche lasciato entrare la luce da ogni direzione e avremmo conosciuto la realtà invece del rumore del vento, della neve, del mare, e saremmo stati in grado di percepire ogni momento dell’esistenza.


Janet Frame

Un angelo alla mia tavola

traduzione di Lidia Conetti Zazo

Neri Pozza Editore 2010

sabato 18 maggio 2024

Come iniziare a scrivere un romanzo

I tempi erano maturi. Acquistai un quaderno, carta per la macchina da scrivere (verde, diceva Frank, era meglio per gli occhi), un nastro inchiostrato e incominciai a scrivere il mio romanzo.


Janet Frame

Un angelo alla mia tavola

traduzione di Lidia Conetti Zazo

Neri Pozza Editore 2010

venerdì 17 maggio 2024

Una danza di polvere o raggi di sole



Mentre nei primi anni della mia vita il tempo era stato orizzontale, progressivo, un giorno dopo l’altro, un anno dopo l’altro, con ricordi che costituivano una vera storia personale, con le sue date e i suoi anni, oppure era stato verticale, con gli avvenimenti che si accumulavano gli uni sugli altri, «sacchi su sacchi al mulino e ancora un altro piccino», l’età dell’adolescenza si trasformò in un vortice, e dunque i ricordi di quel periodo non si allineano pronti a essere osservati e descritti, bensì vorticano spinti da una forza sottostante, con ricordi diversi che salgono alla superficie in momenti diversi e negano così l’esistenza di un’autobiografia “pura” confermando, per ogni momento, una storia separata che si accumula in un milione di storie, tutte diverse e con alcuni ricordi che rimangono per sempre sotto la superficie. Siedo qui alla mia scrivania, scrutando nelle profondità della danza, perché questo movimento è una danza con i suoi passi, né buona né cattiva, ma con un’individualità propria: una danza di polvere o raggi di sole o batteri o note, o colori o liquidi o idee alle quali lo scrittore che cerca di scrivere un’autobiografia si aggrappa per un solo istante.


Janet Frame

Un angelo alla mia tavola

(cap. 29 Immaginazione)

traduzione di Lidia Conetti Zazo

Neri Pozza Editore 2010