Le radici
della quercia sporgevano dalla ripida scarpata alle spalle della nostra casa, e
si attorcigliavano creando un seggio regale, dove una sovrana poteva sedersi e contemplare il suo regno e perdersi in fantasticherie lasciando che i suoi
pensieri veleggiassero verso l’inesprimibile e il sacro, e a quel punto io non
ero più «io» ma un essere disseminato nel fruscio delle fronde che si muovevano
in alto e nell'umido odore del letto del torrente e nei rami fradici che si
andavano disfacendo e nei punti in cui la luce del sole saltava fra le foglie
di equiseto. Quell'essere trascendente aveva la testa leggera come un
palloncino pieno d’elio e saliva su, su, su, fra nuvole costellate di
scintille. Ma gli strani viaggi che facevo fuori di me erano un segreto. Li
conservavo in una tasca speciale sotto le costole, una tasca che solo Dio e gli
angeli potevano vedere.
Siri Hustvedt
Ricordi del futuro
traduzione di Laura Noulian
Einaudi 2019
2 settimane fa
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