sabato 12 dicembre 2015

noi siamo le parole; noi siamo la musica; noi siamo la realtà

«Esiste un disegno dietro l’ovatta» dice in Immagini del passato, poche pagine di memorie scritte tra il 1939 e il ’40, raccontando dei colpi, delle scosse che fanno di lei una scrittrice, perché, ogni volta che li sente, messa di fronte alla «rivelazione di un altro ordine», è afferrata dall'urgenza di esprimere in parole «il segno di qualcosa di reale che si cela dietro le apparenze», di conferire «unità», scoprendo «i collegamenti precisi». Questo uno dei piaceri più intensi che dichiara, con un accenno alla sua «filosofia» (un’«idea» si corregge subito, infatti ricordo solo un altro passo, nel diario, in cui lei usa questo termine, quando dice di aver finalmente messo a punto la sua «filosofia dell’anonimato»), ovvero che «noi – tutti noi esseri umani – rientriamo nel disegno; che il mondo intero è un’opera d’arte; che noi siamo parte di quell'opera d'arte. L’Amleto, o un quartetto di Beethoven, è la verità su questa massa immane che chiamiamo mondo. Ma non esiste nessuno Shakespeare, non esiste nessun Beethoven; sicuramente e decisamente non esiste nessun Dio; noi siamo le parole; noi siamo la musica; noi siamo la realtà. E io lo vedo, tutto questo, quando subisco una scossa». Queste righe vibrano di emozionante autenticità: che noi siamo la realtà è l’approdo scoperto narrando il mondo, il suo personale desiderio di scrivere, ma è quanto ha scoperto in un viaggio che è andato contemporaneamente indietro e avanti nel tempo e le ha fatto inventare il suo presente, tempo verbale e tempo storico. Dalla sua poltrona, leggendo, ha viaggiato à rebours alla scoperta di una personale storia della letteratura che dal romanzo, la forma più recente (il genere «cannibale», che può contenere tutto e di tutto e che nasce da un individuo solo nella sua stanza), è tornata al teatro (dagli elisabettiani a Shakespeare, ai greci), su su fino alla poesia, matrice di ogni seguente spartizione del racconto del mondo. E intanto, dal suo tavolo, scrivendo, il viaggio ricominciava slanciandosi in avanti, all'inizio con romanzi più tradizionali (La crociera e Notte e giorno), poi man mano, anche usando la misura difficile e raccorciata del racconto, scardinando tutto, fino ad arrivare alle voci pure delle Onde e all'incredibile esplosione della lingua – puro suono – nel teatro di Tra un atto e l’altro. E scoprire, per queste due vie, l’estremo, quell'essere noi stessi la realtà. L’ombra grande della poesia si distende ovunque e fa luce, stranezza solo apparente, perché i lampi della lingua poetica compaiono e scompaiono intermittenti, non cercano la continuità, non temono i bianchi, gli interstizi, crescono in folate, scorrono e corrono lungo tutta la storia della letteratura, precipitano in pagine e pagine dei saggi critici, fino a scandirla e riordinarla anche tra classici e contemporanei, e si incarnano in figure decisive dei suoi romanzi. Septimus, Orlando, Carmichael…, tutti poeti; e che cosa sono in fondo Le onde?
dalla prefazione di Liliana Rampello

Virginia Woolf
Voltando pagina
Saggi 1904-1941

a cura di Liliana Rampello
Il Saggiatore 2011

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