Diciassette anni fa Amelia Rosselli scelse di morire.
Questa poesia meravigliosa a lei dedicata è di Antonella Anedda
nella morte di A.R
Se non fosse che questo:
giungere a un luogo
esattamente pronunciarne
il nome, essere a casa.
Felice inverno adesso
che il nuovo inverno è passato
da un inizio per noi
ancora senza nome
non diverso dal varco
estivo di reti
forse, un cerchio debole
di lumi.
Intorno, solo piante
che non avresti fatto in
tempo a scansare
acqua soffiata sulle
pietre - grandine
che mai sapremo se è
arrivata col suono
che faceva sui tetti là
nel tuo tempo
nella bianca, umana
pulizia dei bagni.
Finora solo passi recisi
che forse ascolti con
ardente silenzio
e aria tra gli aranci
mossi piano dai vivi.
Vedi qui nulla per la
prima volta si perde.
Stamattina hanno battuto
la terra
fredda - colma della
gioia dell'acqua
ha dimenticato per te
la sbarra della sedia,
la nuca rovesciata
il vento del cortile.
Così felice notte ora
che di nuovo è notte
e non è vero che il gelo
resti
e abbassi piano il
pensiero
forse uno scatto invece
schiude qualcosa in alto
molto in alto
una nota
oltre il becco oltre gli
occhi lucenti di un uccello
una scheggia di collina
- quella laggiù
serrata al tetto
verde-bronzo della chiesa.
Felice notte a te
per sempre priva di
abisso, una steppa dell'anima-sommessa
dove l'ulivo si piega
senza suono
Gerusalemme della quiete
della quiete e del
tronco che cerchia e incide la morte
che la succhia nel vuoto
e nel vuoto la getta
e la macera piano.
Non ho voce, né canto
ma una lingua
intrecciata di paglia
una lingua di corda e
sale chiuso nel pugno
e fitto in ogni fessura
nel cancello di casa che
batte sul tumulo duro dell'alba
dal buio al buio
per chi resta, per chi
ruota.
Notti di pace occidentale
Donzelli editore 1999