giovedì 30 dicembre 2010

Terza variazione. Il legno

Questo tavolo ha radici oscure
e invisibili alla nostra convinzione.
Solo ciò che tocchiamo è piega
del reale. Con la mano aperta sul
piano senti ancora la forza del vento
che sferza quel che era ramo e il legno
ti sussurra: non credere mai che le foglie
siano perdute, quel che ho restituito alla
terra dal cielo ritorna a ogni variazione.
È la pioggia che scroscia a rendere
visibile il vetro, è la luce che passa
attraverso a ricordare com’era avere
il sole piegato al mio desiderio, come
si tingeva il folto della radura attraverso
i rami chinati di fronte a questa bellezza.
Scrivi per lei di questa ombra poiché
la luce già le appartiene.

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