giovedì 30 dicembre 2010

Quinta variazione. La stanza

Ora che siedi eternamente nella
stanza della mia immaginazione
preso tra il fumo verticale e
il perfetto reclinarsi della rosa,
non ti chiedo ascolto ma una nuova
premonizione. Tu che hai scritto
l’ebbrezza della luce nelle ombre di
un mondo a te solo noto, tu che di
queste ombre hai svelato l’affondo
gridandolo alla luce, tu che sei di
quella soglia l’unico custode, torna
a cantare, riprendi la parola e scrivi
per me che nell’ombra di quella stanza
da tempo immemorabile attendo
ogni giorno la tua parola. Eternamente
salirà il fumo della tua sigaretta, mai
la rosa sfiorirà e la pioggia griderà
al vetro la vertigine felice della caduta.
Rendi eterno e vivo quel mondo che
sempre aspetta la tua voce.

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