lunedì 30 aprile 2012

L'effetto della luce intensa

Ho coniato un modo di dire per descrivere l'effetto della luce intensa del sole sui muri bianchi delle case nel pomeriggio: "lavati di luce". Si può a stento sopportare di guardarli. A volte tutta la strada sembra coperta di Glassa Royal. E' molto difficile, con strumenti così logori come le parole, catturare il modo in cui appare la strada di prima mattina, nel pomeriggio e sotto la luna. E' come tentare di scrivere in modo intelligibile con matite consumate. Ho sempre desiderato essere un pittore, ma mai così tanto come da quando sono arrivata in Grecia. Le figure nere delle due sorelle vedove contro il muro di pietra bianco, gli occhi scuri e liquidi dei bambini, la frutta esotica, il pescivendolo con la bianca fusciacca di seta lavorata a maglia e un fiore di ibisco scarlatto dietro l'orecchio, la luce, la luce, la luce. E' come vivere al centro di un brillante. Qualunque cosa si dica sulla luce in Grecia è vera.
  Voglio una tavolozza, non una penna. Sono costretta a dire che questo o quello è "come" qualcos'altro - devo prendere la strada più lunga quando ciò che veramente voglio è immergere il pennello direttamente nell'oceano, nel cielo, nel sole, nell'occhio del mulo di Heleni, nella barba scura del prete, e trasportare il tutto su tela.  
   Voglio macinare le case bianche e mettere anche queste sulla tela e voglio macinare i cesti di anguille luccicanti e catturare l'esatta gradazione di colore del pane quando viene fuori dal forno sulla pala del fornaio. E' come, è come - è come cosa esattamente? Cammino frustrata su e giù per lo studio, mi getto sul letto e guardo, senza vederle, le mie mura rosa.
Se ti dico ancora una volta che il suono delle quaglie di notte mi rende nervosa, ti ricorderai che sono i fantasmi di sentinelle tedesche che si fanno segnali l'un l'altro? Posso dirti che l'enorme albero di tamerici accanto al Bar Yannis mi sembrò l'altro giorno fatto di soffici peli pubici verdi? Era arrivata una capra e stava ferma sulle zampe posteriori a rosicchiare un ramo basso, con grande divertimento degli oziosi. Io pensavo alle capre, al dio Pan e alla magia quando all'improvviso l'albero che non avevo mai osservato bene prima, mi sembrò fatto di soffici e verdi peli pubici.
   Ma tu ci sei stato qui, anche tu hai visto l'albero e sentito le quaglie. "Sì, è esattamente così", potresti dirmi, oppure "No, non è proprio così". Tu hai visto la faccia di Yannis. Se ti dico, a proposito della sua voglia, "sembra che qualcuno gli abbia tirato un bicchiere di vino rosso sulla faccia" - cosa penseresti? Ma non è per te che devo scrivere, è per quelli che non sono stati qui. L'artista come tramite? L'artista come tappeto magico? Sia Greene che Maugham furono capaci di fare questa cosa molto bene, catturando l'essenza di  un posto, il suo "profumo". E una volta fatto quello, il prossimo compito importante - fare muovere la gente. Michael, cosa sono le fatiche di Ercole in confronto a quelle dell'artista?




Audrey Thomas  Latakia                                                                                         Pungitopo Editrice
traduzione di Adriana Trozzi

domenica 29 aprile 2012

Le ultime parole di Katherine

Katherine sale i gradini, si distende docile sul giaciglio.  
Ha con sé un taccuino sul quale trascrive poche parole in russo  
- carta, cenere, legna, non c'è più fuoco, che ore sono, è tardi -  
e sono le parole della necessità, della semplificazione assoluta.

Grazia Livi su Katherine Mansfield

Stanza d'affitto in Da una stanza all'altra
Garzanti 1984

sabato 28 aprile 2012

Distorcere per mostrare

Lo scrittore di romanzi dovrebbe contraddistinguersi per il proprio tipo di visione.
La sua è una visione profetica.
La profezia, che dipende dall'immaginazione e non dalla facoltà morale, non è questione di predire il futuro.
Il profeta è un realista di distanze, ed è questo tipo di realismo che appare nei grandi romanzi.  
E' il realismo che non esita a distorcere le apparenze per mostrare una verità nascosta.


Flannery O'Connor

venerdì 27 aprile 2012

Qui ed ora, in questo stesso istante



Solo un momento fa, il sole illuminava
questa stanza, il tavolo e ancora
nella quiete di tutto, di quel fatto,
semplice come il modo in cui il passerotto
alza il collo a ricevere
il povero alimento, la lezione
di vita nella luce verticale, diresti
la verticalità stessa, la gravità del cielo,
in qualcosa, sì, così semplice
vidi, comunque, il solo istante
in cui incarna l'istante, una luce
quasi d'alba, che da sé stessa
spuntava, e riposava come
in una pace che lontana o fosse di qui stesso, come
giunchi in uno stagno, lungi, sotto il cielo spogliato,
dei giunchi che nel becco un uccello prendesse,
e venisse a lanciarli, come nel suo nido,
ora e qui, in questo stesso istante.



Andrés Sanchez Robayna

Le prime ore



Le prime ore del mattino. Ancora non scrivi
(anzi, non provi nemmeno a scrivere) leggi solo pigramente
Tutto è fermo, tranquillo, pieno, ma
come per un regalo della musa della lentezza,
come tempo fa, nell'infanzia, in vacanza, quando a
lungo
si studiava una mappa colorata prima della gita, una mappa
che prometteva così tanto, stagni profondi nel  bosco
come occhi luminosi di farfalla, prati di montagna
coperti di erba pungente;
oppure un momento prima di addormentarsi, quando
ancora non ci sono sogni,
ma già si sente il loro arrivo da ogni parte del mondo,
la loro marcia, il pellegrinaggio, la loro veglia al letto

del (malato per davvero) e il vigore tra sculture medievali
rannicchiate in sé nell'eterna immobilità sopra la
cattedrale; 
le prime ore del mattino, silenzio 
-ancora non scrivi,
ancora non capisci così tanto.
La gioia è vicina.

Adam Zagajewski


Destino del poeta



Parole? Si, di aria
e nell'aria perdute.
Tu lascia che mi perda tra parole,
lasciami essere aria su labbra,
un soffio vagabondo senza sagoma,
breve aroma che l'aria fa svenire.
Anche la luce in se stessa si perde.

Octavio Paz

giovedì 26 aprile 2012

Siamo la somma delle nostre scelte

Per tutta la vita siamo messi di fronte a decisioni angosciose, a scelte morali. Alcune di esse importantissime, la maggior parte meno importanti. 
E noi siamo determinati dalle scelte che abbiamo fatto, siamo in effetti la somma totale delle nostre scelte. 
Gli avvenimenti si snodano così imprevedibilmente, così ingiustamente. 
La felicità umana non sembra fosse inclusa nel disegno della creazione. 
Siamo solo noi, con la nostra capacità di amare, che diamo significato all’universo indifferente. 
Eppure, la maggior parte degli essere umani sembrano avere la forza di insistere e perfino di trovare gioia nelle cose semplici, nel lavoro, nella loro famiglia e nella speranza che le generazioni future possano capire di più.


Woody Allen il monologo finale di Crimini e Misfatti