martedì 31 luglio 2018

Meglio sole che nuvole


A che età si è pronte per smettere di amare? J vive a Miami in un condominio con piscina e trascorre buona parte del suo tempo cercando di rispondere a questa domanda. Un matrimonio d’amore e di passione finito da non molto, la ricerca di un equilibrio difficile perché alla fine dell’amore non riesce ad arrendersi, J sta trasponendo in inglese moderno le Metamorfosi di Ovidio. Il contrasto tra le fanciulle in fuga per sfuggire alla brutalità del desiderio maschile non potrebbe essere più lontano dal desiderio di amare e di essere amata. Gli ex-fidanzati recuperati al presente, una madre ottantenne che non si arrende “non fidarti di quello che vedi – le dice a un certo punto – io sono sempre quella ragazza di diciannove anni”, un’anatra con l’ala spezzata, un gatto cieco e moribondo, alcuni bizzarri vicini di casa, tra cui N che impiega molto del suo tempo a gettare oggetti dal suo balcone al ventiduesimo piano, rappresentano l’universo chiuso e bizzarro della protagonista che alterna le ore di traduzione alle lunghissime passeggiate sui moli, o alla contemplazione delle vite degli altri che spia con un binocolo. Miami è il paesaggio di queste creature che appaiono possedute dalla natura come accade ai protagonisti di Ovidio. Il mare, il sole, il tramonto, la pioggia e il vento sono i veri padroni delle creature che abitano questa strana città edonista e anziana allo stesso tempo. Da Ovidio J sembra comprendere che è solo grazie a una metamorfosi radicale che si può sopravvivere, o meglio, continuare a vivere in un’altra forma. Le ragazze di Ovidio rinunciano all'amore ma J non è pronta. Lei vuole toccare ed essere toccata, sprofondare nel piacere e nel desiderio. Ma tutto ciò sembra essere riservato solo ai corpi giovani e belli delle ragazze.
Il romanzo di Jane Alison ha un andamento diaristico e forse è davvero il diario del periodo in cui l’autrice ha tradotto Ovidio. È uno dei libri più intensi e veri che io abbia letto in questi ultimi mesi e ho copiato sul mio quaderno diversi passaggi che ricopierò anche qui. Nonostante decenni di femminismo, il ’68 e la liberazione sessuale, è ancora raro leggere le parole di una donna che scrive di amore e di sesso a partire proprio dal corpo, dalle sensazioni, dalla paura di non essere amate. È un libro che ci dice la solitudine, molto, e le stagioni della vita, moltissimo, quando la giovinezza è un ricordo, che il corpo non conserva, e la vecchiaia è la prossima svolta della strada. Un libro che rileggerò e regalerò e consiglierò alle mie amiche. E anche ai miei amici perché possano entrare nella mente e nel corpo di una donna e sentire con la stessa intensità cosa significa essere una donna. E adesso qualche brano tra quelli che più mi hanno colpito. Ma non tutti. Li centellinerò nel tempo seguendo le mie Metamorfosi.

A un tratto nell'aria opaca vedo un dipinto antico: una donna perduta che siede riflettendo sul proprio futuro, sul proprio passato. Ha una mano posata sulla calda calotta ossea di un cranio che è in bella mostra sul tavolo, la fiamma della candela si piega al respiro della donna, percepiamo l’intensità del suo pensiero. Quel cerchio di luce, di coscienza, brilla nell’oscurità. (p. 92)

Gli occhi galleggianti, gli occhi galleggianti, sono stata trasformata in un paio di occhi galleggianti. Ho abbassato il binocolo, ho appoggiato le mani sul tavolo. Ho sentito che erano là calde, e che occupavano spazio vitale. Ho sentito il mio sé inferiore, anche lui, seduto sulla sedia, occupava spazio vitale. Il mio povero vecchio sé inferiore. Lontano, in mare, oltre il Costa brava, oltre la baia, oltre gli edifici illuminati di Miami Beach, sulla scura liquida distesa oceanica: una tempesta muta. Un fulmine silenzioso, una delicata saetta tutta sporgenze e rientranze. Il cielo scuro e fermo per un istante, poi un altro fulmine silenzioso. Belli tutti quei lampi sul mare, e il bagliore che si dissolve come una nuvola. (p. 114)

“Ovidio, sei ancora qui? Mi piace pensare di vedere i tuoi occhi. Mi piace pensare di udire la tua voce. Sento le tue frasi che nuotano dentro di me, i tuoi personaggi che percorrono le lande selvagge dei boschi, e l’aria, e le lettere, e il tempo. L’idea che le tue parole possano essere morte, che il passato non sia sempre il presente. Ma prova a dire questo alla sabbia, al mare” (p. 264)

Jane Alison
Meglio sole che nuvole
Leggere Ovidio a Miami

traduzione di Laura Noulian
NNEDITORE 2018